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Infine, cosa rimane del pensiero anarchico?

Di Massimo Chiucchiù.

Quando si parla di Padri Fondatori dell’Anarchia il pensiero corre subito a Kropotkin o a Bakunin, oppure scorrendo indietro nel tempo si puo’ menzionare P.J. Proudhon, quando ancora l’ubriacatura del secolo dei Lumi e della rivoluzione Francese non si era ancora
spenta. Ma, proprio perche’ i fili della Storia si complicano ed intersecano senza sosta, esistono anche altri pensatori che hanno dato un contributo determinante nella formazione dell’idea libertaria alla base dell’Anarchia. Appare curioso che oggi un filosofo come Henry David Thoreau sia menzionato come uno degli artefici del pensiero Libertario, essendo egli stesso assai contrario alle idee anarchiche, foriere di caos e confusione come ebbe modo di scrivere. Questa apparente contraddizione e interpretazione delle idee dei padri fondatori puo’ essere spiegata dal diverso contesto in cui si sono sviluppate le idee dell’uno e degli altri:
L’anarchismo di stampo europeo era in diretta “concorrenza” con le idee marxiste ed incentrava la sua azione politica attraverso le lotte sindacali e contadine in vista di un miglioramento in chiave egualitaria e di opportunita’ in campo socio-economico delle
masse proletarie europee alle prese con monarchie ed oligarchie piu’ o meno violente. Thoreau esplicava la sua filosofia attraverso l’iniziativa individuale, l’esempio singolo ,come ebbe a scrivere nella Disobbedienza Civile ed anche in Walden ovvero la vita nei boschi.
Pur agendo nello stesso periodo storico (prima parte del 19° secolo), le condizioni specifiche esistenti nel Vecchio continente ed in America erano molto diverse, e questo e’ stato determinante per discernere le esperienze intellettuali e di vita degli interpreti
del pensiero anarchico, che si nutre di/nella Storia.


Il nostro è uno sguardo privilegiato, perche’ è rivolto ad un passato lontano che puo’ essere indagato con maggior discernimento e con una prospettiva unitaria. Prospettiva che mi porta a formulare l’ipotesi che il pensiero di Thoreau, cosi’ incentrato sulla sacralita’ ed intangibilita’ della libertà dell’uomo, sulla frugalità del vivere,sulla disobbedienza civile non violenta quando non si e’ d’accordo con i proponimenti del proprio Governo, sul contatto con la Natura, fonte di saggezza e forza per l’individuo ricettivo alle sue istanze, pensiero dicevo che ha lasciata intatta la sua forza persuasiva anche a distanza di quasi 200 anni, come dimostra anche l’influenza
che hanno avuto le idee thoreaiane nei confronti di giganti del calibro di Tolstoj o Ghandi.
In buona sostanza si potrebbe dire che le organizzazioni statuali cambiano, si evolvono, secondo schemi di complessita’ che lascerebbero spiazzati i Bakunin o i Kropotkin odierni. Così e’ successo ai marxismi sparsi per il mondo e non di meno alle forme di anarchia europee,
che hanno lasciato pochi segni del loro passaggio storico, intesi in senso propositivo e non distruttivo.Alla fine il capitalismo ha fatto meglio nel cambiare le condizioni economiche di milioni di persone nel mondo, accogliendo in parte, come una spugna, le istanze delle Sinistre
in cambio di un’aderenza entusiasta allo stile di vita consumistico tipico del capitalismo mercantile,come oggi la Cina insegna.
Altra cosa è l’incontro del pensiero di Thoreau con il capitalismo, connotato da un’irriducibilità che non conosce compromessi. Irriducibilità che ha il suo pernio nel concetto di libertà.
Concetto ,questo della libertà, che non soffre di alcun relativismo, cioe’ di possibile interpretazione ed opinione a seconda delle esigenze personali.
In questo ci viene in soccorso Tolstoj :”In ultima analisi la vera libertà consiste nel fatto che ogni uomo sia in grado di vivere e agire secondo il proprio giudizio”.
Il giudizio che ogni uomo possiede è frutto della vita autentica che Thoreau propone e incoraggia in ogni individuo. Nel bosco di Walden, dove si ritiro’ per
vivere in solitudine, studiando,scrivendo e vivendo a pieno contatto con la natura, c’e’ un cartello inciso nel legno con la scritta di un suo famoso pensiero:
“Andai nei boschi perché desideravo vivere con saggezza, per affrontare solo i fatti essenziali della vita, e vedere se fossi capace di imparare quanto essa aveva
da insegnarmi, senza scoprire, in punto di morte, di non aver vissuto”.

Quanta enorme differenza dalla nostra società, tutta intenta a creare bisogni artificiali,desideri insulsi,consumi spropositati,che portano le persone a sacrificare le loro vite in un ideale che ha la consistenza di una bolla di sapone.
“Per un apparente destino comunemente chiamato necessità, gli uomini si dedicano, secondo un vecchio libro, ad accumulare tesori che la tignola e la ruggine rovineranno e i ladri entreranno a rubare…..Questa è la vita di un idiota, come gli uomini capiranno quando arriveranno alla fine di essa, se non prima”
L’ammonimento di Thoureau travalica le porte del tempo per giungere fino a noi alle prese con i mille affanni del quotidiano,veri o presunti che siano, fresco e intatto come se fossimo anche noi in quel bosco di Walden ad ascoltarlo.
Le sue parole sono come uno schiaffo per tutti coloro che si sono abituati a una vita soffocante piena di preoccupazioni inutili, una “vita di silenziosa disperazione”,come lui stesso la definì. Dobbiamo coltivare il coraggio di non dare per scontato quello che ci e’ dato come acquisito dalla consuetudine, dalle antiche saggezze,che possono rivelarsi fallaci nel corso del tempo, così come dobbiamo cercare sempre di non dare per scontata la libertà che abbiamo conquistato nel nostro cammino, che ci potrebbe essere tolta in qualsiasi momento. Dobbiamo avere la forza di mettere tutto in discussione, non dare niente che sia scontato, perche’
quello che va bene per un altro non è detto che vada bene per tutti. Così ci si avvicina al mistero che circonda la vita di ognuno di noi, così uguale e così diversa.
Se guardato da questa prospettiva, quasi psicologica, il pensiero anarchico appare essere uno tra i più grandi contributi del pensiero, degno di stare accanto al pensiero buddista o a quello evangelico. Non senza ragione lo stesso Tolstoj ebbe a scrivere: “Il mio anarchismo è solo l’applicazione del cristianesimo ai rapporti umani”chiudendo così il cerchio intorno al ruolo e alle prospettive del Liberalismo anarchico nel mondo odierno.