Archivio mensile:Gennaio 2018

Alle radici del libertarismo: Andrea Caffi su Marx e Proudhon

Di Fernando Giannini

La constatazione che di socialismi ce ne sono stati tanti e`scontata.
Interessa pero` la infinita differenza fra le due matrici fondamentali del socialismo. Differenza che portera` a risultati opposti: da una parte il socialismo autoritario
 e dall`altra il socialismo libertario, due forme di incontrare la realta` e dare risposte
inconciliabili tra loro.
Marx si fa intravedere molto bene nel suo modello autoritario quando attacca Proudhon. Facendosi forte delle sue conoscenze in economia politica ebbe gioco facile nel criticare il francese su questi aspetti. Non valutava che il pensiero di Proudhon partiva da basi opposte nelle sue coordinate.
Marx non riusci` cosi` a cogliere il senso del socialismo umanitario del francese. Il tedesco era quanto mai preso con diversi suoi contemporanei da un bisogno di superare una visione mitologica della storia cercando un`organizzazione razionale dell`osservazione e delle sue conseguenze. Si cercava febbrilmente di riportare il prodigioso, la superstizione, il miracolismo nei limiti del reale, del palpabile, dell`abituale.
Era una strada che gia` il nichilismo russo aveva percorso negli anni 30 (Nadezdin, Katkov), negando qualsiasi cosa non fosse reale quando sottoposta al vaglio della razionalita` scientifica. Niente di nuovo sotto il sole ma con Marx le cose cambiano. La sua e` urgenza di rendere scientifico un materiale umano, sociale di osservazione per dare basi solide, matematiche in un certo senso alle sue teorie.
Qui Caffi e` illuminante con le sue parole: “La scienza puo` analizzare all`infinito la nostra esperienza dell`essere sociale e del divenire storico in atto o passato. Il problema di una compenetrazione sintetica che sia comprensione assoluta esce dal terreno della scienza e l`intelligenza non vi accede che per folgorazioni momentanee nell ispirazione artistica, nel simbolismo mitologico…”
Lo stesso Proudhon si considerava scientifico nelle sue osservazioni e categorizzazioni come tutti coloro che appartenevano alle scuole socialiste, ma qui torna Caffi a chiarire le differenze:” Il marxismo vorrebbe che si accettasse come scientificamente indiscutibile non solo un insieme di fatti verificati, ma tutta una veduta d`insieme del destino del genere umano dall`ascia neolitica alla macchina a vapore e da questa alla bomba atomica”.
Continua Caffi: “ si dice che nella ricerca scientifica un solo fatto osservato basta a mettere in forse una teoria. La strana presunzione propria del marxismo e` che tutti i fatti che gli storici potranno scoprire dovranno confermare lo schema stabilito nella prefazione alla Critica dell`economia politica, a condizione che li si consideri secondo il metodo del materialismo dialettico”.
Considerando che il socialismo, checche` Marx volesse imporre, rappresenta piuttosto un corpo di idee ed una espressione sociale, e non una scienza in sviluppo vorrei riprendere da E. Durkheim:”il socialismo non e` una scienza, una sociologia in miniatura, e` un grido di dolore ed a volte di collera degli uomini che sentono piu` vivamente il nostro male collettivo”.
Per concludere riporto alcuni passi di scritti caffiani che chiariscono al contempo tanto il pensiero del nostro quanto le basi operative di una societa` organizzata in forma libertaria.
Il seguente scritto e` ripreso da “Societa` e Gerarchia” 1945:
“1. Ogni istituzione sociale ha come unica ragion d`essere quella di assicurare la felicita` dell`uomo cosciente della propria individualita`.
2.La felicita` dell`essere umano, per precarie che ne siano le possibilita` trattandosi di un organismo perituro e di un`intelligenza la cui sete di conoscenza non puo` per definizione essere mai soddisfatta, consiste nello sviluppo quanto piu` completo
possibile di tutte le facolta` del corpo e dello spirito e nel
raggiungimento di una coerenza sostenuta e giustificata dalla ragione negli atti e
nei pensieri che formano il corso di una vita. Tale sviluppo e tale coerenza non sono possibili che attraverso l`integrazione della persona in una comunita`.
3.La liberta` della persona e` limitata dagli impegni che si suppongono liberamente contratti per il fatto stesso di aderire ad una comunita`.
Tali impegni comportano da un canto una condotta nella quale sentimenti e passioni siano nella misura del possibile sottoposti al controllo della ragione, dall`altro che si accetti piena responsabilita` per il benessere di tutte le persone con le quali si e` liberamente associato e per il mantenimento della giustizia nei rapporti sociali. Ogni membro della comunita`
sociale libera del tipo che sto qui immaginando e`personalmente responsabile
 di ogni negligenza o mancanza di solidarieta che si verifichi nella
comunita`. La solidarieta` dei membri e` d`altra parte fondata e sostenuta sulla reciprocita` spontanea dei rapporti di aiuto reciproco, di reciproca educazione e di messa in comune delle esperienze acquisite.
4. La realizzazione di una tale comunita` si identifica con la realizzazione delle norme della giustizia: e` quindi un ideale che richiede di essere continuamente nutrito dalla pratica. La giustizia implica l`eguaglianza assoluta delle persone unite in societa`. L`eguaglianza e` indispensabile perche` i rapporti fra gli individui rimangano spontanei e perche` ogni persona possa avere piena coscienza della propria liberta`, responsabilita` e dignita`, senza cui la nozione stessa di felicita` umana perderebbe di significato.
5. La giustizia non puo` assicurare la felicita` dell`uomo che se e` applicata in maniera assoluta. Cio`implica in primo luogo che i rapporti di comunita` fra eguali devono estendersi a tutti gli uomini, senza mai ammettere alcuna idea di superiorita` o inferiorita` ne` fra persone ne` fra gruppi.In secondo luogo cio` esige che quando la debolezza di un individuo a causa della sua eta`, della sua infermita` o della sua ignoranza, rende necessaria una tutela protettiva o educatrice da parte della comunita`, tale sorveglianza
ed assistenza dovranno esercitarsi in modo da rispettare l`autonomia sovrana della persona, evitando ogni sopraffazione e violenza contro il suo essere intimo. La giustizia inoltre implica che la persona non e`soggetta al giudizio dei suoi simili.
Nessuna nozione di bene o di male anche se consacrata dal consenso unanime degli altri, puo` essere imposta ad una coscienza umana senza il suo consenso.
Nel caso di legittima difesa o di forza maggiore in cui la comunita` si vede costretta a eliminare o ridurre all`impotenza uno dei suoi membri, si tratta di una
misura pratica senza alcun valore morale, la quale deve quindi essere accompagnata da ogni sorta di precauzioni e garanzie”.
Anche da questo decalogo emerge chiaramente come
-il libertarismo sia profondamente incardinato nei concetti di liberta` e responsabilita` individuale. E`esso un processo di maturazione continuo dell`individuo che compone le comunita`. Parte dal basso ed abbisogna inderogabilmente di un percorso emancipativo personale, difficilmente pensabile in forme istituzionali ma piuttosto attraverso il confronto. Da questo deriva la grande attenzione che i libertari hanno sempre posto sul processo educativo libertario ed il contrasto che hanno posto a modelli sociali decisi e calati dall`alto.
-mentre la sinistra di matrice marxista, li`dove ha preso il potere in forma assolutistica ha privilegiato il modello blandamente partecipativo, potremmo dire ipocritamente partecipativo, in quanto unica forma di assimilazione possibile dell’individuo al modello autoritario.