Archivio mensile:Ottobre 2017

Kurdistan: guerriglia come e perche’.

Di Donatella Perfetti

Spesso ci si domanda cosa spinge una persona giovane o adulta, uomo o donna,
ad unirsi alla guerriglia. Per un Curdo la risposta è quasi ovvia e anche se non
condivisa da tutti, è comunque compresa.
Noi invece dobbiamo innanzi tutto cercare di capire a fondo la situazione di questo
popolo e immedesimarci nella loro realtà. In Turchia ad esempio, ma anche negli
altri stati in cui il Kurdistan è diviso (Iran, Siria, Irak –dove dalla caduta di Saddam
Hussein c’è la regione autonoma del Kurdistan) i Curdi teoricamente hanno gli
stessi diritti e doveri degli altri cittadini, ma non è così. La loro lingua è proibita,
ammessa solo a livello familiare (per grande concessione da quando la Turchia
vuole entrare in Europa) cioè in pratica considerata come un dialetto che nessuno,
in nessuna parte del mondo si sognerebbe di proibire. Fino a qualche anno fa non era
raro essere arrestati se si parlava curdo in pubblico o ascoltare musica curda. Nel
2003 studenti universitari hanno manifestato per chiedere di poter studiare il
curdo “come lingua straniera”: son stati arrestati e poi, non potendo essere
trattenuti a lungo, sono stati sospesi per due anni, con le gravi conseguenze che si
possono immaginare.

Poche persone sanno che i comuni ricevono dallo stato un budget basato su vari
parametri tra cui il numero degli abitanti. Quasi tutte le città curde hanno
raddoppiato o triplicato il numero degli abitanti in questi ultimi vent’anni per
l’afflusso massiccio di profughi interni provenienti, per esempio, da villaggi
bombardati, ma questi non vengono considerati cittadini residenti e quindi le città
curde ricevono meno fondi rispetto alle altre e spesso i comuni non hanno soldi
nemmeno per le necessità più urgenti ed il degrado è evidente a chiunque .
In queste città, prendiamo ad esempio Shirnak, che ha un distretto molto vasto,
c’è un medico ogni 10.000 abitanti, e spesso non è nemmeno reperibile, perche’
costretto a girare da un posto all’altro, con lunghi percorsi in strade di montagna
non sempre agevoli. Proprio a Shirnak una associazione Italiana ha allestito un
ambulatorio che ora è chiuso perché manca il medico e spesso anche l’infermiere.
Ad Hakkari l’ospedale è stato chiuso per anni.. la struttura più vicina è a Wan, che
dista circa 200 km e 5 ore di viaggio!!!!

Donatella sulle rovine di Wan

C’è grande discriminazione sociale ed economica per cui difficilmente un curdo
può raggiungere alti livelli sociali e culturali, specialmente se si occupa di politica.
L’attuale partito filo-curdo, il BDP (Partito per la pace e la democrazia) ha
cambiato sigla numerose volte (DEP, HEP, HADEP, OZDEP, DEHAP,DTP) , perché di
volta in volta chiuso dalle autorità turche e riaperto con altre sigle.
Capi e funzionari del partito, sindaci regolarmente eletti, consiglieri comunali,
giornalisti sono stati quasi tutti in carcere per periodi più o meno lunghi, e molti
sono costretti a emigrare. Altri prendono il loro posto con una volontà veramente
eccezionale di fare sopravvivere una idea, ma con privazioni personali e collettive
altrettanto eccezionali.
Quasi ogni famiglia curda, specialmente nella parte piu’ orientale del paese,
distretti di Dersim ( ribattezzata Tunceli dai Turchi, come del resto tutte le città
curde hanno cambiato nome), Van, Hakkari, Shirnak, ha o ha avuto almeno un
membro in carcere, in guerriglia o ucciso: queste famiglie non possono piu’
usufruire della Carta Verde che da’ diritto all’assistenza sanitaria alle persone piu’
povere, restando così senza il minimo soccorso umanitario.
Gli scontri con la polizia sono frequenti sia durante i festeggiamenti del Newroz
(capodanno curdo, 21 marzo) che per ogni manifestazione organizzata dai curdi.
Altrettanto frequenti sono gli arresti, anche di minorenni, sparizioni, esecuzioni
extragiudiziarie. Il trattamento dei minorenni in carcere è davvero indecente e
non di rado i giovani subiscono violenze di ogni tipo tanto che se ne occupa anche
Amnesty International, ma i Media europei vergognosamente tacciono come
purtroppo hanno taciuto sul massacro di Roboski (un villaggio di montagna ai
confini con l’Irak,) quando il 28 dic. 2011 un aereo turco ha bombardato, senza
alcun motivo, con gas e ucciso 34 curdi inermi di cui 19 minorenni ed è tornato
indietro dopo circa mezz’ora per completare la strage quando i sopravvissuti
cercavano di venire in aiuto ai compagni. Su 36 persone solo due si sono salvate.
Questi esempi pur sommari e non esaustivi, danno comunque un’ idea della
situazione e fanno capire perché un giovane possa decidere di lasciare tutto ed
andare in montagna. La discriminazione sessuale che pesa sulle ragazze e i limiti
imposti da tradizioni e religione, sono altra causa di fughe in montagna, per
affiancarsi alla guerriglia .

la festa di Newroz, capodanno curdo

La vita di guerriglia è una vita molto dura, non tutti quando entrano sanno
esattamente quello che li aspetta, non tutti resistono. L’addestramento è di tipo
militare, con marce, esercizi, disciplina ferrea. Non ci sono normali campi di
addestramento in posti appositamente scelti e protetti. Qui si è in montagna tra
cime aspre e spesso aride con pareti scoscese e passaggi non agevoli e in inverno
c’è molta neve. Inoltre il nemico è sempre in agguato e può spuntare fuori da un
momento all’altro o sorvolare con aerei ed elicotteri pronti a bombardare, anche
con gas, appena vedono qualcosa muoversi o una postazione
Spesso addestramento e battaglia vanno di pari passo. Il giovane appena arrivato
è subito immerso in una realtà diversa, difficile, spesso sconvolgente . Nelle
montagne ci sono grotte o cavità naturali che possono essere sfruttate in maniera
temporanea, a volte si trovano case abbandonate. Ma più spesso si scavano
tunnel sotterranei (che per lo più ricalcano la forma delle abitazioni tradizionali
con corridoio al centro, due o tre camere da un lato e cucina e bagno dall’altro),
che sono un rifugio più sicuro per poter dormire, avvolgersi in coperte, quando
possibile accendere un fuoco per cucinare e scaldarsi e soprattutto non essere visti.
Questi rifugi, costruiti in fretta e con grande fatica quando arriva l’ inverno e
comincia a cadere la neve, comunque possono cambiare a seconda delle
circostanze e delle necessità contingenti.

Presenza militare turca

Durante le marce di spostamento il bagaglio deve essere essenziale, il più
possibile leggero per non essere impacciati nei movimenti; spesso capita di
dormire fuori e le notti sono fredde, per questo i guerriglieri devono essere ben
temprati e addestrati a sopportare ogni sorta di difficoltà, intemperie, disagi.
Per lavarsi ci sono le sorgenti, le cascate, i vari corsi d’acqua limpidi e puliti ma
certamente freddi e d’inverno gelidi. La sera spesso si usano calderoni messi sul
fuoco con dentro la neve in modo che, sciogliendosi fornisce acqua calda con cui
farsi il bagno etc. Gli uomini riescono a tagliarsi i capelli e farsi la barba ma in
genere in inverno la lasciano lunga, forse per mantenere un po’ più di calore.
Le marce di spostamento o in vista di una battaglia avvengono spesso di notte
e…….”ci guidano le stelle” come recita la nota canzone. Le camminate in lunga fila
si vedono per lo più nei films o……nei calendari. Queste si possono effettuare solo
in casi di estrema sicurezza soprattutto nel sud del Kurdistan (nord Irak), dove
minori sono i rischi di essere visti da ricognizioni turche o almeno sono fuori dalla
loro giurisdizione. Lì ci sono vere e proprie basi dove si concentrano molte
persone , si costruiscono villaggi militarizzati e si svolgono diverse attività non
solo destinate a fini bellici. Ad esempio qualche anno fa i guerriglieri hanno
costruito una piccola diga e con un generatore sono riusciti a portare la luce non
solo per se stessi ma anche ai villaggi vicini che ne erano privi.
I guerriglieri che operano nel Kurdistan del nord (attuale Turchia) sono per lo più
divisi in gruppi non molto numerosi, per poter nascondersi ed agire più
agevolmente, guidati da un capo responsabile. Si comincia ad avere responsabilità
di quattro persone, poi il numero aumenta progressivamente. Le “nomine”
avvengono dall’alto, in stretto ordine gerarchico e non si contestano. I requisiti
non sono l’anzianità ma meriti ottenuti sul campo, attitudini particolari, destrezza,
serietà. Può capitare infatti che un ragazzo giovane dopo pochi mesi di ingresso in
clandestinità venga scelto come capo di un gruppetto di persone più anziane di lui
e venga accettato di buon grado.
Le donne, per lo più ragazze, che scelgono di unirsi alla guerriglia mi sembrano
ancor più degne di ammirazione perché il loro fisico e il tipo di vita che hanno
sempre condotto le rendono meno adatte a sopportare le difficoltà che questo
nuovo genere di vita comporta. Ma certamente sono determinate e convinte
quanto i maschi. Quando le azioni sono comuni, durante gli spostamenti spesso
gli uomini aiutano le donne a portare il bagaglio o danno una mano nei punti più
difficili ma non c’è molta differenza tra quello che fanno uomini e donne; spesso si
viene a conoscenza di donne uccise in battaglia o in agguati; comunque fanno vita
un po’ separata e dormono in posti diversi.
L’amore è fortemente scoraggiato, soprattutto i rapporti sessuali in quanto
eventuali conseguenze sarebbero ingestibili nella vita di guerriglia. Ma è naturale e
inevitabile che nascano storie d’amore, più o meno palesi, più o meno forti e
anche molto belle.
La guerriglia non è solo lotta armata, è anche sinonimo di Libertà. Può sembrare
un controsenso considerando, ad esempio, il tipo di disciplina che vige tra
guerriglieri. Ma è così. Non sempre si combatte e nei lunghi periodi di tregua si
svolgono varie attività. Innanzi tutto si parla curdo, nelle sue varie componenti
(curmanchi, sorani, zazachi, gorani) e chi non lo sa, lo impara. Si seguono
corsi,cosa molto importante vista la scarsa cultura di molte persone che non
hanno potuto, e in alcuni casi voluto, andare a scuola. Nelle scuole turche infatti
gli studenti fin dalle elementari vengono imbottiti di idee e mentalità turca, la
storia viene distorta e addirittura negata ( secondo una certa mentalità i Curdi non
esistono, sono Turchi della montagna). Insegnamenti di lingua, storia, politica
vanno di pari passo. Ma la scuola di guerriglia è una scuola particolare (molto
moderna tra l’altro ) diversa dalle scuole normali e in cui le lezioni frontali sono
ridotte al minimo. Gli “insegnanti” vengono scelti dalla base. Ad esempio , si
sceglie un argomento da trattare: due o tre persone indicate, soprattutto in base
alle loro competenze specifiche (ci sono anche parecchi laureati) ma non solo,
questi si preparano per il tempo necessario e poi espongono l’argomento a cui
segue una discussione aperta, ad es. se due persone parlano tra di loro gli altri
ascoltano, imparano, intervengono a loro volta con domande spesso volte a “tirar
fuori” dall’interlocutore quello che già ha dentro ma non riesce ad esprimere,
oppure attraverso domande mirate riesce a rendersi conto dei propri errori. Un
po’ il metodo che di usava nell’antica Grecia con Socrate; il tutto avviene
democraticamente e con ordine, cosa che sarebbe abbastanza difficile da noi
quando tutti parlano insieme e poco si ascoltano gli altri.

scena vita quotidiana

Tra i guerriglieri si impara ad essere autonomi, a chiedere aiuto solo quando è
indispensabile, ma anche ad essere solidali, non solo tra di loro ma con le varie
persone con cui vengono in contatto. Si impara ,o si rafforza, il senso di umanità,
di giustizia, di lealtà. La loro forza sta soprattutto nella mente, nella convinzione
psicologica di lottare per una causa giusta: la libertà e la dignità di un popolo che è
il più antico che abita questa terra, anche se questo comporta a volte la necessità
di essere duri e inflessibili. (Non credo sia casuale ma per la mia esperienza
personale posso affermare con sicurezza che tra i numerosi curdi che conosco
quelli che sono stati in guerriglia sono i più seri e affidabili.)
Si sente spesso dire che il PKK si finanzia anche con la droga. Questo è del tutto
falso. Alcuni curdi, è vero, spacciano o sono corrieri di droga ma il PKK è
fortemente nemico della droga ; se qualche gruppo si imbatte nei corrieri la
droga viene sequestrata e bruciata. Il denaro invece viene tenuto, ma questo
capita di rado, come rarissimo è il caso di guerriglieri che ne approfittano e sono
così fuori dell’organizzazione. Lo stesso atteggiamento hanno i sindaci dei comuni
nei quali la droga comunque passa (dall’Afganistan, dall’Iran la Turchia è un
passaggio obbligato), un altro genere di contrabbando (ad es. benzina, generi di
prima necessità) è invece tollerato in quanto spesso è unica fonte di guadagno per
la povera gente.
Il principale sostentamento della guerriglia viene dai contributi che
volontariamente danno gli emigrati curdi , in proporzione al loro reddito; dai
pedaggi che i guerriglieri riscuotono per aiuto prestato nel trasferimento di greggi
da un paese all’altro (es. Iran Turchia) che i pastori fanno per vari motivi spesso
familiari: questa è una “transazione” che conviene a tutti perché le quote che
esigono le autorità di frontiera sono molto più alte. ( 1 continua)

Pensare e ricordare accorciano le distanze..

Di Fausto Carloni
…la strada che da Perugia porta a San Biagio non è bella da fare a piedi,  ma interessi (andare al parco giuochi) e voglia di camminare me la rendono attraente. In fondo è quasi come una breve tappa del cammino di Santiago e farla mi da quel benessere, magari solo psicologico, che appaga le proprie convinzioni come il camminare che fa bene. In fondo quando  cammini, e non lo fai per la dietistica, il colesterolo e cose varie, non usando cuffiette musicali e telefonini, ti porti dietro la profondità dei pensieri del solitario. Siamo troppo spesso attaccati al quotidiano che ci attanaglia con tutte le sue problematiche (lavoro, famiglia, amici, amanti, soldi ecc.) e ci rende spesso pettegoli, critici, invidiosi, superbi ecc.
La stazione di Perugia non è diversa dalle altre stazioni europee (concentrato di etnie che sperano in qualche colpo di fortuna; dopo un po si conoscono tutti, lo spacciatore, il pensionato, il sognatore, il rimorchione, il falso tassinaro, la prostituta, l’affittacamere ecc. In fondo l’aggregazione la cerchi nei luoghi di presenza. Una volta erano le piazze, poi gli stadi, i centri commerciali ecc. L’attraverso con l’attenzione del prudente (stare insieme da’ sicurezze e se c’é lo spaccone di turno che deve farsi ammirare o voler dimostrare una stupida supremazia può diventare scomodo per chi li passa ) e comincio a camminare in via Settevalli. Ma chi me lo fa fare,  mi chiedo. La pigrizia è una gran virtù se non diventa abitudine,  ma anche la determinazione lo è quindi cercare la giusta misura, valutarla con i momenti, gli umori, le voglie, gli obbiettivi, è risultanza di scelte. In questo cocktail di sensazioni arrivo al bivio fra Sette valli e Prepo. Qui la strada diventa meno trafficata. Nel passare le case popolari di Ponte la pietra vedo un africano in stile europeo. Mi chiedo da dove viene, ma i suoi lineamenti( alto dinoccolato, nero) mi fanno pensare al Senegal. Sono tentato di salutarlo nella sua lingua ,conosco solo 4-5 parole di wolof, e so che gli farebbe piacere ma la mia proverbiale timidezza mi fa solo ipotizzare il farlo.Il Senegal, scattano alcuni ricordi. Eravamo a Saint-Louis, la vecchia capitale, città di stile cubano. Bella e decadentista come lo sono certe città d’altri tempi. Eravamo li per consegnare un camion della spazzatura. Omaggio dell’associazione Alia e della sua voglia di conoscenza. Dovevamo anche girare un film di tutto questo con un percorso che da Genova a Tangeri , in nave , si inoltrava poi attraverso i deserti di Marocco e Mauritania fino ad arrivare a destinazione. Un viaggio lungo con un mezzo  che non faceva piu di 80 km. ora e consumava un litro ogni 2 km. Come sempre momenti piacevoli e tensioni si alternavano nel gruppo.Arrivati li siamo ospiti del Comune di Saint-Louis che ci mette a disposizione una specie di villetta. Una sera in cui avevano organizzato un concerto e molti di noi partecipavano, decisi di restare a casa da solo. Ero stanco, ma sopratutto volevo staccarmi un po dal gruppo ed avere un po di tempo per me, scrivere, leggere,pensare. In quell’ultimo mese non mi era stato possibile, cosi decisi che era la serata giusta. Dopo poco più di 2 ore provai ad addormentarmi. Troppo stanco per riuscirci, cosi in quel faticoso dormiveglia ripensavo a quanto fatto fin li. Le riprese, le persone incontrate, le discussioni i posti visti. Fu un rumore strano, di qualche cosa che cade,  a svegliarmi da quel torpore dove è difficile distinguere realtà e sogno. Mi alzo nudo e insicuro ( è strano come si é insicuri quando si é nudi) e vado verso la sala dalla parte opposta da dove ero io. Non faccio in tempo ad uscire dalla camera che mi vedo una persona che scappa con l’agilità di un gatto attraverso una porta che da’ sul cortile. Urlo, un urlo di paura, ma dura solo un attimo poi un urlo premeditato, di rabbia avendo capito la situazione.Ho aspettato un attimo ad uscire, non si sa mai, poi quando l’ho fatto niente in giro. Un controllo ed é sparita solo una piccola telecamera di poco valore.Il grosso dell’attrezzatura c’era come vi erano i bagagli importanti. Le varie ipotesi su chi, sul perche quella sera e altre considerazioni. Provo a dormire ma non ci riesco e al ritorno degli altri il racconto con l’immancabile chiacchiericcio. Tutto finisce con quel po’ di insicurezza che certe situazioni creano. Attraverso Ponte della pietra con la voglia di viaggiare. I ricordi stimolano nuove voglie, nuovi sogni,nuove conoscenze che arricchiscono quel bagaglio umano che l’esperienza di strada da’. La voglia attuale è la Cina. Vorrei arrivarci via terra con tutti gli sbattimenti che comporta un simile viaggio. Visti, treni, permessi, autobus, lingua, soldi incontri e sopratutto quell’ attraente mistero della scoperta. Dove non sai, non conosci, non ti crei il tuo pensiero ma vedi ,ascolti osservi, ti adatti , è una vera e propia palestra per la mente che poi trasforma in esperienza le risultanze finali. E’ propio di un viaggio cosi che ho bisogno ma non mi va di farlo da solo….aspetterò.  Arrivo al bivio che da via Settevalli si può andare all’interno di case nuove e zona industriale. Arrivo al semaforo e vedo due lavavetri. Mi chiedo da dove vengono. Mi tornano in mente i vari sbarchi di fine anni 80, inizi anni 90 dall’Albania all’italia. Con gommoni, barche a vela, motoscafi, piroscafi e mezzi similari rischiando a volte la vita per la speranza. La speranza è il contrario di rassegnazione. Speranza di un futuro, speranza di un lavoro, speranza di guadagni, speranza di felicità. La speranza è una dote del fatalista-ottimista. Poi perche lo fanno è capibile e credo che finche’ ci sarà qualche d’uno che soffre la fame ci saranno sempre barconi pronti a sbarcare da qualche parte. Altri ricordi…..mi telefona Giovanni Bazzucchi, un mio caro amico di gioventù,. Lui è geometra e lavora per lui ( o meglio in un cantiere che lui segue come tecnico) un albanese di nome Edoardo. Mi dice di una strana storia , di un tesoro nascosto nel suo paese, di sapere dove ma non poter cercarlo per mancanza di mezzi. Chi di noi non ha mai sperato di trovare un tesoro? Nelle prima metà degli anni 80 mi era capitata una lettera ( allora pulivo cantine e soffitte) di tale Peghin che parlava di un tesoro nel mantovano Insieme a Lida, impareggiabile amica, siamo partiti e abbiamo provato a cercarlo con le poche informazioni che avevamo. La lettera era degli anni 20 e un certo Pedro Corte l’aveva portata in italia dall’Argentina. Non abbiamo trovato nulla e i luoghi erano molto cambiati da allora e dalle informazioni avute. Siamo tornati a Perugia e dopo un po di tempo facendo vedere il documento storico ad un mio amico. Mi dice che una certa Laura Peghin lavora alla regione. Vado a parlarci e mi conferma che nel mantovano vi erano suoi parenti e nella sua famiglia il bisnonno era partito all’improvviso con una ballerina argentina per andare a vivere in quel paese.  Insomma  decido di conoscere Edoardo e una sera a cena a casa di Giovanni mi racconta la storia di questo tesoro. Dice che durante la ritirata tedesca i nazisti che avevano fatto razzie in Grecia, Macedonia e Albania hanno nascosto l’oro in un campo di propietà di un amico del suo amico. Non avendo metal-detector non sapevano come trovarlo e mi chiedeva se potevo procurarmene uno e accompagnarlo nella ricerca. Gli chiedo due giorni di tempo per informarmi. E’ vero che sono un credulone ( in particolare quando mi fa piacere) cosi piu’ che il tesoro fu la curiosità di andare a vedere l’Albania che aveva aperto da pochi mesi le frontiere a motivarmi. Telefono a Bussi Giuliano (sapevo che aveva un metal-detector) e gli spiego la cosa. Lui si entusiasma e il giorno dopo viene con Antonio Maestrini al bar Turreno dove pianifichiamo il viaggio. Tre giorni dopo a bordo di una Talbot solara (una macchina simile mi è rimasta in mezzo al deserto tra algeria e niger, ero con Giulio ma questa è un’altra storia) andiamo ad imbarcarci a Brindisi. Siamo in 4 con 2 metal detector a bordo. Edoardo è eccitato, Giuliano entusiasta e Antonio tiene banco raccontandoci le sue  avventure. Arriviamo a Durazzo e per sbarcare troviamo le prime difficoltà. Fortunatamente per far passare tutto e per la macchina paghiamo qualche cosa. Edoardo parla per facilitare ma è poco considerato. Io mi guardo intorno e mai avevo visto un posto cosi degradato. Mi metteva a disagio Eppure conoscevo i porti di Cotonou, di lome, di Adbijan, di Manila e tante altre dove miseria e sopravvivenza si accettano. Qui mi sembra una vera e propia corte dei miracoli con tante persone a chiedere, topi grossi come gatti nelle strade, poliziotti , militari e una puzza incredibile con una mancanza assoluta di igiene.Credo  che sia il fatto che vi erano tanti che  aspettavano i barconi della speranza. Mentre usciamo dal porto per dirigerci verso la casa di Edoardo ci fermano almeno 5 volte ( poliziotti, militari, civili con bande ai bracci) e tutti ci chiedono qualche cosa. Ci vogliono fare la multa perche’ abbiamo la targa (incredibile  è una delle rarissime macchine con la targa) . Se non fosse per quell’aria un po pesante ci sarebbe da ridere. Edoardo parla e sembra riuscire a convincere i suoi connazionali ( trova amici tra i gendarmi) a farci passare i controlli. LA casa di Edoardo è un palazzone degli anni 60 storto e malfatto e ci chiediamo come fa a stare in piedi. Ci vivono i genitori e un fratello e sorella. Ci offrono ospitalità e vogliono che restiamo la notte ma  Antonio e Giuliano vogliono andare in hotel . A malincuore mi unisco a loro. L’unico albergo è senza luce e costa caro. Il bagno è impraticabile  e le stanze grandi e decorate puzzano di muffa. Vista la maestosità doveva essere uno splendore ai tempi del regime. Loro una camera in due,  io una singola. La porta non si chiude cosi memore del Tex Willer fumettistico metto una sedia ad incastro sotto la maniglia per fare in modo che sia bloccata. Mi addormento pregustando una calda doccia mattutina. Non c’è acqua. Partiamo presto per andare da questo amico di Edoardo. Sale con noi e via di nuovo verso sud-est dove dovrebbe trovarsi il luogo di ricerca. Ci fermiamo varie volte e qui la situazione è completamente diversa che a Durazzo. Gente ospitale, orgogliosa e generosa, molto dignitosa. Sempre quando c’è un cambiamento in corso gira quell’aria di freschezza che fa pregustare aspettative. Di solito nulla cambia. Gli opportunisti, gli arroganti, i furbi, i superbi, e i meno scrupolosi si trovano in tutte le categorie umane. Nei partiti, nei movimenti, nei centri sociali. Certo, se non lo vuoi diventare non lo diventi, ma non è facile resistere agli abbagli e ai ricatti di un possibile potere. Sono due giorni che giriamo senza poter usare gli strumenti portati. L’amico dell’amico sembra scomparso e c’è preoccupazione per lui.Arriviamo in un villaggio dove riusciamo a trovarlo. E’ in ospedale (messo davvero male) per le percosse subite  dai gendarmi greci. Aveva provato a passare la frontiera di nascosto, ma lo hanno preso e mal ridotto. Bisogna aspettare che si rimetta  poichè è il solo che sa, secondo Edoardo. Decidiamo di ripartire per l’Italia vista l’aria poco tranquilla. Vendiamo la macchina a Tirana e via con il traghetto. Diversi mesi dopo mi telefona da Milano Edoardo dicendomi che il tesoro è stato trovato ed è sotto forma di una campana. I nazisti avevano fuso l’oro ( cosi credo) facendone una campana colorata in bronzo. Non so quanto sia vera questa storia di trasformazione, ma i dubbi mi restano e poi  non vedo il motivo di telefonarmi dopo tanto tempo. Mi riprendo dai ricordi e mi accorgo di essere arrivato a Pila. Il pensare e il ricordare accorciano le distanze….

ERMANNO CAVALLINI: Capitalismo a doppia valvola di sicurezza

di Mario Panzarola
In questo libro l’autore si da il compito non facile di elaborare una strategia per
porre rimedio ai guasti economici e sociali del capitalismo. Lo fa individuando una
sorta di “minimo intervento correttivo” capace di contenere, senza mortificarle, le
dinamiche economiche tipiche del capitalismo all’interno di limiti che salvaguardino
lo sviluppo ed il benessere di tutta la collettività. Peraltro in stretta aderenza con
l’art. 53 della costituzione italiana, tanto bella quanto scarsamente attuata.
La soluzione proposta è talmente semplice da apparire disarmante, ma il percorso
logico che porta alla elaborazione di questa soluzione mi è sembrato tutt’altro che
semplicistico, ma anzi il risultato di una ricerca e di una riflessione quantomeno
“seri”.
Al di là della reale possibilità di “attivare” un tale sistema attraverso una estesa e
condivisa presa di coscienza, come auspicato dall’autore, il libro ha secondo me il
merito di riuscire in poche pagine a dare un quadro di riferimento della portata delle
problematiche collegate all’economia.
Un libro che chiede poco tempo e regala parecchi spunti di riflessione ed
approfondimento.

Attivita’ gruppo lettura 2010-2016

Il Cesta (Centro studi tradizione ed ambiente)  ha avviato a Perugia, dal marzo 2010, con la collaborazione del Cris (Centro di ricerche sociali), un gruppo di lettura sul tema generale “Il potere e la libertà”. Considerata la recente scomparsa di Colin Ward, 84enne urbanista e pedagogo libertario inglese, il gruppo ha preso le mosse con la lettura di brani da alcuni dei suoi libri. Siamo partiti a marzo del 2010 con un idea generale di interessarci a scrittori poco conosciuti e spesso tenuti da parte perchè fuori dalla correnti di pensiero dominanti. Lo sforzo era di recuperare una visione libertaria della vita, della politica, della realtà. Chi aveva da proporre portava i materiali agli incontri. Non c ‘erano serate rigidamente costruite ma tutto è rimasto sempre molto libero. Non si sapeva mai bene dove si andava a parare nella discussione delle letture.
Credo che sia stata proprio questa massima elasticità a rendere così duraturo il Gruppo, in tempi in cui se una cosa dura più di 6 mesi è un miracolo.
Il Gruppo di Lettura GL ha rappresentato in questi 8 anni un momento di incontro fra persone spesso sconosciute fra loro. Per esempio: Mario Roberto F. Angelo Fausto Natale Francesca B. Dante Roberto M. si sono conosciuti lì, così come Paola Maria Pia Massimo Francesca G. Sandro Francesco Donatella Winfried Edo e tanti altri che sono passati in questi anni. Dalla conoscenza reciproca sono nate iniziative varie e spesso molto interessanti come le giornate capitiniane con l’ associazione Alia, l’orto sinergico a San Biagio ed addirittura una unione di studio fra Mario e Natale che li ha portati, ormai cinquantenni, ad iscriversi all’ università e costellare questa decisione con una laurea in scienze agrarie l anno scorso.
Il gruppo di lettura è stato anche questo, oltre alla conoscenza di tanti autori ed argomenti di rilievo anche se appartati.
Come in tutte le cose umane ci sono anche momenti di grande tristezza come quello della scomparsa improvvisa di Angelo, il nostro riferimento per quanto riguardava l’ambito scolastico e la nostra ricchezza per l’ approccio all’educazione democratica.
In alcune fasi politiche del nostro paese siamo stati presenti con approfondimenti e discussioni. Voglio ricordare qui solo l’ entrata dei 5 stelle nella loro prima campagna elettorale, che spaccò in due il gruppo, e il referendum sulla Costituzione che invece ci vide compatti per il No con una serie di approfondimenti su testi appositi.
Di partecipanti ce ne sono stati in questi anni una cinquantina, anche se il numero medio per ogni incontro va dagli otto ai quindici. Dimensioni queste che permettono molto meglio il dialogo, rispetto a gruppi più numerosi.
Abbiamo cambiato per tre volte sedi, con la prerogativa di rimanere sempre nel centro storico. Attualmente siamo ospitati dalla biblioteca Aldo Capitini in S. Matteo degli Armeni (Perugia).

Modalità:
Il gruppo fin dalla costituzione non si è voluto dare un programma rigido di letture da seguire ma ha scelto periodicamente secondo le esigenze i filoni di approfondimento.
Si è partiti con la tematica “Libertà e potere” cercando approcci e interpretazioni in quella cosiddetta “Altra tradizione” della sinistra più rispettosa delle istanze di libertà. Punto di riferimento è stato il mensile “Una città” di Forlì che da anni cura la documentazione e la discussione sul tema della sinistra libertaria e di critica al marxismo.

 

Abbiamo tratto diversi spunti in tal senso dai testi di Colin Ward, urbanista libertario inglese deceduto ad 83 anni proprio il mese prima che il nostro gruppo si costituisse. Ma anche da Illich, Capitini, Goodman, Camus, Berti. Altro argomento successivamente trattato fu quello della scuola, con particolare riguardo alle forme di insegnamento democratico. Si partì dalla lettura di alcuni capitoli di “Compagno maestro” di Schmid, per arrivare alle esperienze europee di pedagogia democratica passando per Lev Tolstoj e la sua scuola di Jasnaja Poljana. Sul tema “La città” si è letto e discusso per circa tre mesi da Toesca, Illich, Ward. Una serata l’abbiamo dedicata alla lettura di Herzen sul risorgimento italiano. In vista del referendum sull’acqua in alcuni incontri si è letto e discusso da Shiva, Ward, Orsenna.
Per la presentazione della riedizione Laterza di Religione aperta di Capitini si sono letti brani
dell’autore sotto la guida del prof. Mario Martini.
Sempre sull’autore viene presentata una ricerca fatta da una componente del gruppo sulla presenza di Capitini all’università di Cagliari. Si leggono contributi da Altieri e Fofi (Vocazione minoritaria) riguardo la prossimità di Capitini con il pensiero antiautoritario, riscontrata anche nella sua collaborazione con la rivista anarchica Volontà e l’impegno con Ferdinando Tartaglia.

 

Nel quarto anno abbiamo lavorato sulla riscoperta di autori importanti ma stranamente accantonati dalla cultura ufficiale come Francesco Saverio Merlino (il suo bellissimo “Socialismo senza Marx”) e Ivan Illich.
Da dicembre 2013 sono iniziati gli incontri settimanali di lettura di Nemesi medica di Ivan Illich, e degli scritti di Nicola Chiaromonte.
Nel marzo del 2016, in concomitanza dell’inaugurazione del Giardino dei giusti alla San Matteo degli Armeni, ci si è incontrati per leggere e parlare del romanzo storico “I quaranta giorni del Mussah Dagh” di Franz Werfel, riguardante il genocidio di circa un milione e mezzo di armeni da parte dei turchi nel 1915. E’ stato proposto di dare una continuità alla conoscenza di questo triste capitolo della storia umana con incontri periodici su questo “olocausto sconosciuto

Filmati:
-Documentario Rai su Aldo Capitini e la marcia Perugia Assisi
-Film documento Unesco sui pesticidi negli alimenti: “I nostri figli ci accuseranno”,

Feltrinelli Iniziative:
-Collaborazione con associazione Alia per la giornata con le scuole su Capitini e la nonviolenza, a Valfabbrica.
-Presentazione di materiali sugli “Orti sinergici” e messa in pratica sui terreni di alcuni soci.
Presentazione di esperienze sul campo in territorio kurdo.

MARZO 2010-MARZO 2016

I brani letti in questi anni sono tratti da:

Ivan Illich, La convivialità Boroli ed., Nemesi medica, red ed.
Albert Camus, La rivolta libertaria, Eleuthera ed.
Aldo Capitini, Il potere di tutti, Guerra ed.
Rocco Altieri, La rivoluzione nonviolenta, BFS ed.
Paul Goodman, Individuo e comunità, Eleuthera ed.
Giampietro Berti, Un’idea esagerata di libertà, Eleuthera ed.
P.M.Toesca, Manuale per fondare una città, Eleuthera ed.
Orti in Città: contributi dal Web
R. Schmid, Compagno maestro, Guaraldi ed.
Lev Tolstoj, Una rondine fa primavera, Spartaco ed.
Colin Ward, Acqua e comunità, Eleuthera ed
Azione nonviolenta: numero monografico su Capitini
Colin Ward, Anarchia come organizzazione, Eleuthera ed.
Diritto e Libertà, n. monografico su Capitini, 18/2010
Erik Orsenna,Viaggio nei paesi del cotone
Vandana Shiva, Le guerre dell’acqua, Feltrinelli
Albert Camus, L’uomo in rivolta, Bompiani
Aleksander Herzen, Passato e pensieri, Mondadori
Aldo Capitini, Religione aperta, Laterza
Noam Chomsky, Anarchismo, Tropea ed.
Franco Cassano, L’umiltà del male, Laterza
Lev Tolstoj, Il regno di Dio è in voi, Manca ed.
Givandau, L’incontro con lui, Amrita ed.
Della Luna-Cioni, Neuroschiavi, Macro ed.
Carofiglio, La manomissione delle parole
Libro di Donatella sull’Etiopia (specificare)
Luigi Einaudi, Prediche inutili, Einaudi ed.
P.A. Kropotkin, Il mutuo appoggio
Gaetano Salvemini, Memorie di un fuoriuscito, Feltrinelli
J. Steinbeck, La luna è tramontata, Mondadori
F.S. Merlino, L’Italia com’è. Una città ed.
F.S. Merlino, Socialismo senza Marx, M. Boni editore
Nicola Chiaromonte, Che cosa rimane?
Donatella Perfetti, articolo sul viaggio in Kurdistan in “Piazzadelgrano” Foligno 2015.
Nicola Chiaromonte, Antologia degli scritti ed. dell’Asino
Mary Mc Carthy Introduzione a “lettere agli amici di Bari” di Nicola Chiaromonte ed. Schena, Fasano
Nicola Chiaromonte, Il tempo della malafede
Vittorio Foa, Passaggi, Ed. Corr. della sera
Pietro Gobetti, La rivoluzione liberale, ed. Einaudi
Carlo Rosselli, Socialismo liberale, ed. Einaudi
Franz Werfel, I quaranta giorni del Mussah Dagh, ed. Mondad

 

 

 

Sinistra libertaria, questa sconosciuta.

 

Di Fernando Giannini

E’ lecito chiedersi quanto il tracollo della sinistra, a cui stiamo assistendo ormai da tempo, sia legato a personaggi discutibili o effimeri che l’ hanno guidata o piuttosto non abbia una radice molto più profonda, che ci riporta ad una storia antica da riconsiderare.
Si è fin troppo sottovalutata nei paesi occidentali la matrice autoritaria che essa ha avuto, sottovalutazione legata ad una diluizione dei principi del marxismo in un “bagno” democratico proprio dei paesi europei del dopoguerra.
Lo stesso Marx definiva il suo socialismo “autoritario”, data la propria tendenza a privilegiare i risultati nel campo della giustizia sociale a tutti i costi, anche senza il rispetto delle libertà civili. Queste ultime potevano, secondo il nostro, essere temporaneamente messe da parte per ottenere gli altri obiettivi. Sul “temporanemente” sappiamo la storia come è poi andata, nei paesi del socialismo reale.
E’ il concetto del fine che giustifica i mezzi, che la dottrina marxista ha fatto proprio all’interno di un pragmatismo d’azione, che ha permesso  l’abolizione dei più basilari diritti umani in quei paesi.
E’ questo uno degli aspetti su cui si fonda l’enorme differenza fra la sinistra autoritaria (marxista) e la sinistra libertaria. Albert Camus, molto vicino agli ambienti anarchici parigini nonchè collaboratore di riviste d’area, aveva trovato il modo di esprimere la contraddizione di fondo dell’autoritarismo marxista: come può un uomo dire di essere trattato con giustizia (quindi sociale, economica) se allo stesso tempo egli è trattato da schiavo, senza alcuna delle libertà fondanti una società giusta.
La storia a quel bivio prese a destra invece che a sinistra, considerando che il socialismo premarxista aveva sempre avuto nel suo dna il rispetto delle libertà. L’ immagine che si dava quest’ultimo era quella di un binario che aveva da una parte l’affermazione della giustizia sociale e dall’altra sempre il rispetto delle libertà civili.

Con Marx la storia purtroppo prese a destra, se consideriamo che quello che ha sempre unito proprio le destre è stato  l’autoritarismo. Potremmo dire che la dottrina marxista mise la cappa a tutto il pensiero di sinistra del tempo, rimanendone fuori solo i movimenti antiautoritari che si raccoglievano in linea di massima all’interno della tradizione anarchica, tutt’altro che omogenea.
La ragione forse più plausibile di questo successo del marxismo nei secoli è quella di fornire una visione organica, molto discutibile, ma che si presentava con un certo fascino. Marx sociologo nella prima parte de Il Capitale guadagnava molti consensi nei lettori. Emozionava e commuoveva leggere le condizioni di lavoro a cui erano sottoposti gli operai, compresi donne e bambini. E questa parte di analisi sociale insieme ai meccanismi economici che stavano alla base della società del tempo veniva riconosciuta nel suo valore anche dallo stesso Bakunin che del Marx era acerrimo avversario politico.
Lo scontro dei due era invece sul fronte dell’autoritarismo, il russo prevedendo il pericolo di una società senza libertà in cui un esercito di burocrati avrebbe “tritato” quel popolo che doveva invece riabilitarsi.
La storia gli ha dato ragione. I paesi occidentali che vivevano questa contraddizione hanno pensato bene di nascondere la stessa. Fecero eccezione  un ramo cospicuo dei laburisti nord europei che ebbero il coraggio di criticare costruttivamente Marx e le sue dottrine.
Dobbiamo invece ricordare il comportamento di Togliatti, braccio destro di Stalin proprio in quegli anni ’30, quando Stalin macellava letteralmente il suo stesso popolo, compresi i capi della rivoluzione d’ottobre. Togliatti quel massacro preferì nasconderlo alla sua base, non accettando mai l’iniziativa di Chruscev di far luce su quello sterminio del popolo russo.
Come veniva fatto presente a Marx dall’ala antiautoritaria del suo tempo, quello che doveva avvenire accadde. La storia si ripete in Cina, nei paesi dell’est europa, nel sud est asiatico, in qualche isola caraibica molto amata.. La Corea del nord ha fatto un percorso analogo, anch’essa guidata da un capo affetto dalla sindrome di Hubris.  Le stime al ribasso parlano di circa 110 milioni di morti  a seguito della presa del potere da parte dei comunisti di matrice marxista.
Gli unici casi della storia dove l’antiautoritarismo (nella forma del comunismo anarchico) semprechè rivoluzionario poteva dimostrare la differenza, tali casi furono soppressi per mano dei comunisti di matrice marxista.
Il primo esempio, e di storia ormai riconosciuta si tratta e non di propaganda, fu quello di Kronstadt, poi quello dell’Ucraina di Mackno, e da ultimo il caso della Catalogna durante la querra di Spagna.
In questi casi il socialismo libertario e l’anarchismo fondavano la propria realizzazione, senza se e senza ma,  sulla condivisione, sulla autogestione e sul rispetto delle libertà del singolo individuo, fermo restando gli aspetti dell’egualitarismo e giustizia sociale.
La soppressione di queste esperienze di libertà, quanto meno di tentativi di ridisegnare una società giusta e libera, avvenne per mano dei comunisti di matrice marxista.
Anche la Catalogna insegna come ciò che minò alla base quell’esperienza durante la rivoluzione spagnola fu la guerra aperta che i comunisti fecero ai libertari, dove persero la vita anche fior di intelletuali, fra cui l’italiano Camillo Berneri.
Ai nostri ben più miseri giorni, per lo meno dal punto di vista delle idee, rimangono i tristi relitti di una sinistra che nella storia tale non è mai stata, e che per la sua incapacità di rivedere con coraggio, quando ancora si era in tempo, la sua radice malata oggi paga il suo completo disseccamento.
Conforta vedere come nel mondo giovanile ci sia stata una certa riscoperta della sinistra libertaria. E’ utile dare sostanza a queste simpatie, perchè non rimangano fatue. Partendo dalla lettura di alcuni “classici” .
Nel gruppo di lettura GL quattro anni fa riproponemmo la lettura di un testo, poco conosciuto ai più, ma denso e ricco di spunti in tal senso: “Socialismo senza Marx” di Francesco Saverio Merlino.
Avevamo già letto di Ward, Camus, Kropotkin, Nicola Chiaromonte e Andrea Caffi. Lo stesso Capitini rientra in questa antica tradizione considerando anche la sua collaborazione con la rivista Volonta’. Leggemmo stralci da “Il potere di tutti”.