Archivio mensile:Marzo 2018

La via anarchica di Murray Bookchin

Di Massimo Chiucchiu’

 

Comprendere Murray Bookchin significa integrarlo nel flusso storico dell’anarchismo sociale, specialmente quello di impronta russa, Kropotkin e il suo mutuo appoggio, ma anche nel più generico Illuminismo francese, con la fede che ha sempre nutrito nella capacità razionale dell’uomo. Certo, non tutto l’ Illuminismo era accettato da Bookchin come salvifico: “-l’Illuminismo del XVIII secolo aveva limiti non indifferenti, eccesso di razionalismo, meccanicismo, dualismo, ciononostante ha lasciato alla società valori ed ideali eroici.-”
Ed ancora: -” l’Illuminismo ha concepito l’idea di un interesse umano generale, contrapposto al provincialismo feudale……..
La più preziosa eredità lasciata dall’illuminismo e’ la concezione di un umanità come unità in una società libera, accomunata da ragione ed empatia-.”
Essendo intellettuale del ventesimo secolo, Bookchin è stato tra i primi ad innestare nel generico corpus dell’anarchismo libertario il concetto di ecologia, trapiantato nella pratica della società ecologica. Dobbiamo ricordare che il nostro autore viene da una tradizione culturale americana profondamente coinvolta in concetti come libertà e natura: esempio John Muir oppure H.D. Thoureau e la sua Disobbedienza Civile.
Il fascino della libertà e della natura incontaminata con cui l’uomo deve avere un rapporto paritario, vengono accettati di default da Bookchin e da tanti altri anarchici d’oltreoceano, con posizioni come il Primitivismo o la proposta provocatoria di Akim Bey. Ma Bookchin rimane legato in maniera ortodossa all’analisi sociale, bollando come” tentazioni antirazionali teistiche, antisecolari”certe manifestazioni scaturenti in seno ai movimenti femministi ed ecologisti.
Proprio il carattere ambiguo dei nostri tempi, la mancanza di identità individuale e di senso sociale, la perdita di fiducia in caratteristiche umane come il pensiero concettuale e sistematico, l’attacco diffuso contro la ragione, la scienza e la tecnologia come portatrici di soluzioni ai problemi, sono viste come matrici della condizione caotica in cui è piombata la società attuale.
Rifiutando la semplice contrapposizione tra società e natura, Bookchin afferma in primis che-” Tutti i problemi ecologici sono problemi sociali e non semplicemente il risultato di concezioni religiose, spirituali o politiche-“
L’emergere della società è un fatto naturale che trae la sua origine dalla biologia della socializzazione umana. “-I rapporti di sangue madre figlio e le cure parentali protratte nel tempo ci dicono che siamo in presenza non semplicemente della riproduzione biologica, ma della riproduzione della società stessa.-” La partecipazione il mutuo soccorso, la solidarietà, l’empatia, sono caratteristiche dei primi raggruppamenti umani, che in seguito si sono formalizzati in vere e proprie strutture sociali sempre più complesse.
L’ecologia sociale deve mostrare, secondo Bookchin, in quale momento dell’evoluzione sociale si sono prodotte queste rotture che hanno portato la contrapposizione tra società e mondo naturale.

Il trauma che ha prodotto Il dualismo società- natura, è da ascriversi all’emersione delle gerarchie nelle prime società umane. Il dominio dell’uomo sull’uomo è venuto prima dell’idea di dominare la natura.L’ ecologia sociale chiarifica come le gerarchie, in natura, sono proiezioni dei nostri sistemi di controllo sociale. In campo animale il dominante è occasionale: lo stesso termine di gerarchia, etimologicamente parlando, ha significato sociale, non zoologico; indica il livello in cui erano indicati dapprima gli Dei e in seguito le strutture del clero.
C’è un continuo forviante tentativo di individuare nel mondo naturale un carattere etico. L’intenzionalità e la volontà animale sono troppo limitate per produrre un etica.
L’ecologia sociale evita i semplicismi delle concezioni dualistiche marxiste e la rozzezza del riduzionismo ecologico, che fa tabula rasa della cultura umana. Le società organiche preletterate erano formate sul principio del “minimo irriducibile, sull’arte della persuasione, sull’ uguaglianza sostanziale ed infine sull’usufrutto”. Le risorse disponibili a chiunque ne avesse bisogno. A spezzare questo equilibrio tra pari, la logica e i dati antropologici a nostra disposizione suggeriscono che la causa sia scaturita dal prestigio accumulato dagli anziani, che appaiono essere coloro che hanno dato il via ai primi sistemi istituzionalizzati di comando ed obbedienza.
La differenziazione gerarchica, rimodellando le relazioni esistenti nelle società preletterate, ha dato origine ad un sistema di status, in anticipo all’emersione di relazioni strettamente economiche, che stanno alla base dell’analisi sociale marxista. La gerontocrazia, a giudizio di Bookchin, è stata la prima forma di gerarchia ed il primo caso in cui la conoscenza di dati, tecniche di sopravvivenza è diventato territorio esclusivo degli anziani dei villaggi. Anche il ruolo della donna, dapprima paritario, dato che molte società arcaiche erano matricentriche , vedi il culto della dea madre, è franato in posizione subalterna rispetto allo status dell’anziano saggio.

La successiva svolta storica, che incontriamo è stata l’emergere delle prime città, ambito territoriale in cui le affinità ancestrali, basate sui vincoli di sangue, sono state sostituite dal luogo di residenza e vincoli economici.
“-La gerarchia è entrata a far parte integrante dell’inconscio umano, mentre le classi sociali diventano l’aspetto più rilevante di un umanità conflittuale e divisa-“.
Terza ed attuale svolta storica é quella dell’avvento degli stati nazionali e del capitalismo industriale. Tutto questo incedere storico, nota Bookchin, non è stato così lineare come sembrerebbe ad una superficiale analisi storica, ma pieno di deviazioni, di compromessi, di contaminazioni che risultano superflue in una trattazione così sommaria e rapida rispetto alla ponderosa ricerca antropologica dell’autore.
Basta, ad esempio, ricordare il bivio in cui si è ritrovata l’Europa medievale quando poteva muoversi nella direzione di una Confederazione di città stato, come avvenne nel episodio storico della sconfitta del Barbarossa ad opera delle città dell’Italia settentrionale. Per Bookchin le città italiane nel Medioevo rappresentano un esempio mirabile di come si dovrebbero organizzare i consorzi umani attraverso un consesso di municipalità In equilibrio. Durante il periodo successivo c’erano forze non irrilevanti che tendevano ad inibire lo sviluppo e l’ascesa del capitalismo, come i consorzi artigianali che privilegiavano la cooperazione rispetto alla competizione.
“-L’ideale del limite, la fiducia nella Grecia classica, nella aurea mediocritas non ha mai perso interamente la propria influenza.-”

Purtroppo la storia non si fa con i “se” e con i “ma”, sappiamo tutti com’è andata a finire. La situazione catastrofica in cui si trova il nostro pianeta, tra effetto serra e cambiamenti climatici, inquinamento dei mari, rischio estinzione per molte specie viventi, porta Bookchin a postulare che il capitalismo sia inemendabile, irreformabile, essendo intrinseca alla sua natura l’uso e l’abuso delle risorse naturali. Bisogna volgersi verso nuove, o antiche, forme di rapporti sociali. Per questo l’autore nega legittimità a quelle organizzazioni ecologiste che svolgono attività parlamentare, legittimando con questo lo Stato e le sue funzioni.
Stato che, nella riflessione dell’autore,non puo’ essere rappresentato nel Parlamentarismo perche’ “-ogni uomo normale ha competenza nel gestire i problemi della societa’ e della comunita’ di cui è membro-“.
Il nuovo programma libertario va riformato tenendo presente il più certo dei limiti del capitalismo:“- il limite ecologico che il mondo naturale oppone alla crescita incontrollata-“.
Le decisioni, in ambito comunitario, prese a maggioranza in assemblea popolare. Le soluzioni pratiche che si possono attualizzare per dar voce all’impellenza del cambiamento sono schematicamente : Orticoltura organica, acquacultura, energia da fonti rinnovabili, tecniche compostaggio e riciclo rifiuti, confederazioni di comuni, rifiuto nazionalizzazione imprese, municipalismo libertario, assemblee cittadine, economia basata su sistemi federativi a base regionale, trasporti con veicoli collettivi, attività lavorative diversificate favorenti le inclinazioni personali, produzione improntata alla qualità artigianale, impianti industriali piccoli e polivalentì, sviluppo di strumenti che permettono il risparmio del lavoro e favoriscono il tempo libero.
Nel variegato mondo dell’anarchismo americano Bookchin è figura eminente, ma anche piuttosto isolata rispetto ad altre forme di anarchia più nichiliste come il biocentrismo, che nega l’unicità e la peculiarità della collocazione umana nella natura, oppure l’Anarco- primitivismo,di impronta rousseuiana, che vagheggia il ripudio totale della tecnologia e del linguaggio.
In Bookchin la teleologia, un disegno Divino nel destino umano, è bandita, ma non un’evoluzione verso una crescente differenziazione, complessità, individualità che vede nell’umanità il suo apice. Rivoluzione partecipativa, sviluppo cosciente che, con scelte che, seppur limitate, contengono gli elementi di una libertà. L’umanità è voce potenziale della natura che si fa coscienza di sé, che si autodetermina.
Per Bookchin il biocentrismo svaluta l’attività volontaria dell’uomo e ciò è contraddittorio rispetto al fatto che l’anarchismo è intervento attivo nel mondo. L’etica ecologica afferma che la realtà è sempre formativa, ciò che può essere è altrettanto reale e oggettivo di ciò che è in un dato momento.

Da smaliziati naviganti del xxì secolo non possiamo non notare certe “forzature” intellettuali a cui l’autore sottopone la realtà sociale.
Tralasciando le continue critiche tra le varie anime anarchiche (invero soprattutto di matrice americana), incentrate sul ruolo dell’uomo nel divenire oppure sull’ingenua fiducia nel “mutuo appoggio” di Kropotkiniana memoria, il pensiero di Bookchin ha fortemente
influenzato il Movimento politico del Kurdistan Libero, che ha messo in pratica nelle sue enclaves, pur con le difficolta’ del caso, parte dei suoi dettami, in primis municipalismo e ruolo politico paritario tra uomini e donne.( Il doppio sindaco in alcune citta’ liberate).
Ma cio’ che lascia piu’ perplesso nel nostro Autore, e piu’ in generale nell’Anarchismo, e’ squisitamente filosofico: come e’ possibile tralasciare, nella disamina della genesi delle gerarchie come fattore divisivo uomo-natura, come e’ possibile, dicevo, dimenticare il ruolo del Sacro, inteso non nel senso religioso ma nell’ancor piu’ antico senso del Mistero e della Paura all’alba della cognizione umana, e come e’ possibile tralasciare l’assetto psicologico dell’uomo moderno, quello che chiamiamo Coscienza Individuale?
Paleoantropologia, cognitivismo, linguistica, filosofia del corpo convergono verso un’analisi complessa delle societa’ umane che mancano completamente nell’anarchismo, che pare rimane limitato all’ambito sociologico, pur con lo sforzo che fa rispetto al marxismo che individua nelle classi economiche il nodo del problema. A mio parere anche lo sguardo anarchico e’ miope, riflettendo in Bookchin certe infatuazioni della sua epoca, come quella della messa al bando della gerontocrazia maschile creatrice della prima
frattura sociale gerarchica.

La scoperta dell’acqua calda.

Di Vito Nigro

Possiamo permetterci di tornare indietro nel tempo con i nostri ricordi,con la mente, con i nostri pensieri; mai col tempo, il dejà vù non è altro che una allucinazione sensitivo-temporale che nasce nelle aree ancestrali del nostro cervello e per interconnessioni neuronali attraverso il lobo corticale temporale giunge alla corteccia frontale cognitiva.
Il tempo fugge e ci sfugge scorrendo sempre e solo in una direzione determinata, dal presente al futuro lasciando dietro il passato.
Quale legge fisica può dare ragione di questa elementare intuizione-sensazione, per quale legge della natura il tempo assume la direzione che pensiamo di misurare e che forse conoscendo di più sulla realtà dei buchi neri potremmo scoprire che ci stiamo ingannando.
Per il momento, qui ed ora per noi può valere come spiegazione razionale il secondo principio della termodinamica: il calore passa da un corpo caldo ad uno freddo e non viceversa.
Quest’unica legge è la sola che spiega la direzione del tempo in fisica; non ne hanno trovate di meglio Einstein con la relatività, Max Plank con la fisica quantistica; forse ci stava lavorando il recentemente scomparso scienziato affetto da SLA Stephen Hawkings.
L’enunciazione delle leggi della termodinamica sono opera del prussiano Rudolf Clausius nella seconda metà dell’800 ; citato da Carlo Rovelli, fisico teorico membro dell’Institut  Universitaire de France, (et altro ancora) nel suo libro – L’ordine del Tempo – (ed. Adelphi).
L’Entropia, di scolastica memoria, misura questa irreversibile direzione del calore ed è una quantità che in un sistema isolato può essere misurata e risulterà essere sempre maggiore o uguale a zero, cioè cresce sempre o resta uguale.
Il bello di questo principio della termodinamica ( il primo e quello della conservazione dell’energia) è che l’ho ritrovato citato con mia compiacente sorpresa leggendo un articolo di Raffaele Sinno, docente di Bioetica, dell’Univ. degli Studi di Bari, dal titolo “Questioni etiche e bioetiche nella bioeconomia: tra mercato globale e glocale” pubblicato su – L’Ancora nell’Unità di Salute -, rivista bimestrale di cui mi è stato fatto dono.
In questo articolo l’autore descrive e analizza le cause che portano l’uomo e la società ad un consumo sfrenato e scorretto delle risorse naturali e quindi il verificarsi consequenziale dell’effetto serra. Infatti poiché vige il secondo principio della termodinamica, secondo il quale l’energia in un dato sistema può solo aumentare, sarà necessario utilizzare sempre più fonti aggiuntive per contrastare la inefficienza del sistema.
L’utilizzo invece di fonti energetiche alternative, rinnovabili, come l’energia solare, non priverebbe certo le future generazioni di un bene prezioso inesauribile perlomeno nel “tempo-spazio dell’uomo” come invece sta succedendo per le acque dolci, le foreste, gli idrocarburi.
La Termodinamica insegna e permea la Bioeconomia per un mercato glocale vincente sul globale. E’ sufficiente uno spirito critico di osservazione per apprendere le nozioni basilari che tengono su il mondo, non senza una adeguata intelligenza intuitiva; cosa quest’ultima che sembra venir meno ai grandi politici del nostro tempo che sono arrivati a gingillarsi prima con il nucleare ed adesso ci provano con il genoma umano… clonando se stessi.
Rischiamo ancora una volta di farci male.
Lasciamo a Dio quel che è di Dio.
La prima clonazione umana non l’ha forse fatta Dio stesso quando prendendo dal costato di Adamo una cellula staminale creò Eva,con tanto di manipolazione genetica sui geni eterosessuali X Y; X X.
Se non è questa la SCOPERTA dell’ACQUA CALDA…ditemi voi