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Sinistra libertaria, questa sconosciuta.

 

Di Fernando Giannini

E’ lecito chiedersi quanto il tracollo della sinistra, a cui stiamo assistendo ormai da tempo, sia legato a personaggi discutibili o effimeri che l’ hanno guidata o piuttosto non abbia una radice molto più profonda, che ci riporta ad una storia antica da riconsiderare.
Si è fin troppo sottovalutata nei paesi occidentali la matrice autoritaria che essa ha avuto, sottovalutazione legata ad una diluizione dei principi del marxismo in un “bagno” democratico proprio dei paesi europei del dopoguerra.
Lo stesso Marx definiva il suo socialismo “autoritario”, data la propria tendenza a privilegiare i risultati nel campo della giustizia sociale a tutti i costi, anche senza il rispetto delle libertà civili. Queste ultime potevano, secondo il nostro, essere temporaneamente messe da parte per ottenere gli altri obiettivi. Sul “temporanemente” sappiamo la storia come è poi andata, nei paesi del socialismo reale.
E’ il concetto del fine che giustifica i mezzi, che la dottrina marxista ha fatto proprio all’interno di un pragmatismo d’azione, che ha permesso  l’abolizione dei più basilari diritti umani in quei paesi.
E’ questo uno degli aspetti su cui si fonda l’enorme differenza fra la sinistra autoritaria (marxista) e la sinistra libertaria. Albert Camus, molto vicino agli ambienti anarchici parigini nonchè collaboratore di riviste d’area, aveva trovato il modo di esprimere la contraddizione di fondo dell’autoritarismo marxista: come può un uomo dire di essere trattato con giustizia (quindi sociale, economica) se allo stesso tempo egli è trattato da schiavo, senza alcuna delle libertà fondanti una società giusta.
La storia a quel bivio prese a destra invece che a sinistra, considerando che il socialismo premarxista aveva sempre avuto nel suo dna il rispetto delle libertà. L’ immagine che si dava quest’ultimo era quella di un binario che aveva da una parte l’affermazione della giustizia sociale e dall’altra sempre il rispetto delle libertà civili.

Con Marx la storia purtroppo prese a destra, se consideriamo che quello che ha sempre unito proprio le destre è stato  l’autoritarismo. Potremmo dire che la dottrina marxista mise la cappa a tutto il pensiero di sinistra del tempo, rimanendone fuori solo i movimenti antiautoritari che si raccoglievano in linea di massima all’interno della tradizione anarchica, tutt’altro che omogenea.
La ragione forse più plausibile di questo successo del marxismo nei secoli è quella di fornire una visione organica, molto discutibile, ma che si presentava con un certo fascino. Marx sociologo nella prima parte de Il Capitale guadagnava molti consensi nei lettori. Emozionava e commuoveva leggere le condizioni di lavoro a cui erano sottoposti gli operai, compresi donne e bambini. E questa parte di analisi sociale insieme ai meccanismi economici che stavano alla base della società del tempo veniva riconosciuta nel suo valore anche dallo stesso Bakunin che del Marx era acerrimo avversario politico.
Lo scontro dei due era invece sul fronte dell’autoritarismo, il russo prevedendo il pericolo di una società senza libertà in cui un esercito di burocrati avrebbe “tritato” quel popolo che doveva invece riabilitarsi.
La storia gli ha dato ragione. I paesi occidentali che vivevano questa contraddizione hanno pensato bene di nascondere la stessa. Fecero eccezione  un ramo cospicuo dei laburisti nord europei che ebbero il coraggio di criticare costruttivamente Marx e le sue dottrine.
Dobbiamo invece ricordare il comportamento di Togliatti, braccio destro di Stalin proprio in quegli anni ’30, quando Stalin macellava letteralmente il suo stesso popolo, compresi i capi della rivoluzione d’ottobre. Togliatti quel massacro preferì nasconderlo alla sua base, non accettando mai l’iniziativa di Chruscev di far luce su quello sterminio del popolo russo.
Come veniva fatto presente a Marx dall’ala antiautoritaria del suo tempo, quello che doveva avvenire accadde. La storia si ripete in Cina, nei paesi dell’est europa, nel sud est asiatico, in qualche isola caraibica molto amata.. La Corea del nord ha fatto un percorso analogo, anch’essa guidata da un capo affetto dalla sindrome di Hubris.  Le stime al ribasso parlano di circa 110 milioni di morti  a seguito della presa del potere da parte dei comunisti di matrice marxista.
Gli unici casi della storia dove l’antiautoritarismo (nella forma del comunismo anarchico) semprechè rivoluzionario poteva dimostrare la differenza, tali casi furono soppressi per mano dei comunisti di matrice marxista.
Il primo esempio, e di storia ormai riconosciuta si tratta e non di propaganda, fu quello di Kronstadt, poi quello dell’Ucraina di Mackno, e da ultimo il caso della Catalogna durante la querra di Spagna.
In questi casi il socialismo libertario e l’anarchismo fondavano la propria realizzazione, senza se e senza ma,  sulla condivisione, sulla autogestione e sul rispetto delle libertà del singolo individuo, fermo restando gli aspetti dell’egualitarismo e giustizia sociale.
La soppressione di queste esperienze di libertà, quanto meno di tentativi di ridisegnare una società giusta e libera, avvenne per mano dei comunisti di matrice marxista.
Anche la Catalogna insegna come ciò che minò alla base quell’esperienza durante la rivoluzione spagnola fu la guerra aperta che i comunisti fecero ai libertari, dove persero la vita anche fior di intelletuali, fra cui l’italiano Camillo Berneri.
Ai nostri ben più miseri giorni, per lo meno dal punto di vista delle idee, rimangono i tristi relitti di una sinistra che nella storia tale non è mai stata, e che per la sua incapacità di rivedere con coraggio, quando ancora si era in tempo, la sua radice malata oggi paga il suo completo disseccamento.
Conforta vedere come nel mondo giovanile ci sia stata una certa riscoperta della sinistra libertaria. E’ utile dare sostanza a queste simpatie, perchè non rimangano fatue. Partendo dalla lettura di alcuni “classici” .
Nel gruppo di lettura GL quattro anni fa riproponemmo la lettura di un testo, poco conosciuto ai più, ma denso e ricco di spunti in tal senso: “Socialismo senza Marx” di Francesco Saverio Merlino.
Avevamo già letto di Ward, Camus, Kropotkin, Nicola Chiaromonte e Andrea Caffi. Lo stesso Capitini rientra in questa antica tradizione considerando anche la sua collaborazione con la rivista Volonta’. Leggemmo stralci da “Il potere di tutti”.