Archivio mensile:Novembre 2019

L’italia e il muro mai caduto.

Di Massimo Chiucchiu’

Si e’ festeggiato questi giorni il trentennale della caduta del Muro di Berlino, tante cerimonie si sono succedute nei vari paesi europei per commemorare questo evento che e’ stato determinante per tracciare un “prima di ” e un “dopo di”. E’ chiaro che le vicende che hanno portato all’attuale conformazione politica continentale, l’assetto della Comunita’ Europea, i rapporti con la Russia attuale, vedono la loro genesi in quel lontano evento che scosse alle fondamenta gli equilibri geopolitici in cui era ingessato fino ad allora il Vecchio Continente. La democrazia di stampo anglosassone, quella che prosperava in Inghilterra e negli Stati Uniti, pote’ quindi dispiegarsi in tutta la sua persuasione in tutti i paesi oltre
la “cortina di ferro”, cosi’ come dilagava nei Balcani in ogni angolo di Europa che chiedeva a gran voce la “democrazia parlamentare”. Certo, ogni paese l’ha declinata alla sua maniera, con forze politiche che hanno fatto del trasformismo un punto di forza, ritrovandosi al potere con bandiere diverse ma tante’, quello che qui interessa e’ capire che si seguiva l’esempio dell’organizzazione parlamentare anglosassone , in cui da sempre si affrontavano nelle competizioni elettorali due forze contrapposte,detentrici di istanze affatto complementari, i conservatori, che propugnano il paradigma della liberta’ individuale come condizione originaria della societa’, e i laburisti o socialdemocratici che propugnano il paradigma dell’uguaglianza dei cittadini e delle identiche possibilita’ per tutti.
Questa schematica differenziazione ha fatto si’ che l’alternanza delle due forze sopraddette garantisse quell’equilibrio in cui le forme di democrazia moderne possano sopravvivere e prosperare. Oggi si vedono i risultati di queste istanze, con i grandi progressi fatti da molte nazioni dell’est Europa, sia in campo sociale ma anche economico. Tutto bene? Non proprio, perche’ tutto il sommovimento politico che ha portato alla situazione odierna manca di un protagonista di peso: L’Italia.
Si’ proprio il nostro paese, in cui sembra che il Muro di Berlino non sia mai caduto. Non siamo mai cambiati da allora, in politica come nel sociale. Nel sociale la pratica piu’ diffusa e’ legata al familismo e al nepotismo, mali atavici soprattutto al sud, che portano corruttela e malversazioni. In campo politico il collasso della Democrazia Cristiana, il partito che ci ha portato fuori dal dopoguerra, ha lasciato il posto a a formazioni di centro-destra e centro-sinistra il cui scopo principale e’ quello di denigrarsi a vicenda, e la cui pratica politica e’ quella di cancellare, una volta al potere, le leggi del precedente governo di segno opposto. Un esempio e’ dato dai numerosi cambiamenti legati al mondo del lavoro o l’accesso alla pensione. Lo stato emana una pletora di leggi, che rendono ingestibile l’elefantiaca macchina della burocrazia che rischia di collassare su se stessa portandosi dietro l’intera struttura dello stato Italiano. Invece che stabilire un chiaro orientamento per il bene comune, valido
per tutti gli attori politici e che abbia una visione di futuro, a lunga scadenza, poi declinata magari secondo le istanze della compagine risultante vincente ad una tornata elettorale, ci si accapiglia in continuazione seguendo solo logiche di propaganda elettorale. E’ facile quindi che volino contumelie del tipo “sei un fascista, un razzista, un comunista, un ebreo, un terrone”, senza che tutto cio’ possa risolvere pragmaticamente alcun problema.
Tutto questo perche’ succede? Perche’ le compagini politiche in Italia non riconoscono
l’autodeterminazione dell’oppositore politico? Perche’ il tuo contrario e’ visto come un nemico,
e non magari come un avversario?
In Germania, paese a noi simile per le note vicissitudini politiche legate all’avvento di un dittatore che prese addirittura esempio da Mussolini, si e’ fatta una profonda autocritica riguardo le drammatiche vicende storiche che portarono allo sterminio degli Ebrei e alla guerra.
Questo in Italia non e’ successo, la nostra superficialita’ ci ha portato ad autoassolverci per i mali commessi come ci ha insegnato la Santa Madre Chiesa, in fondo per noi la colpa e’ sempre degli altri. E noi siamo sempre meglio degli altri. Abbiamo anche la costituzione piu’ “bella del mondo”, peccato che sia cosi’ poco realizzata, rimanendo poco piu’ che una pia speranza.
Specialmente la destra non ha fatto mai una completa abiura del fascismo, che,come un fenomeno carsico, si presenta ancora oggi in sembianze di piccoli partiti anche extraparlamentari. Anche fenomeni come i “populismi”, nati in funzione antiglobalizzazione, vengono tacciati come ideologie di destra molto pericolose, invise alle classi dominanti europee di Bruxelles. Questo lo ritengo un errore, facente parte di quel meccanismo descritto in precedenza. Si tratta di uno degli slogan piu’ usati dalle ” sinistre” in Italia per denigrare il nemico politico descritto come estremamente pericoloso.
Sinistra che confonde la Globalizzazione con il trionfo delle masse di marxista memoria, fatto con mezzi diversi. Mezzi che mettono in mutande l’artigianato e la piccola industria italiche, che rappresentano la spina dorsale del nostro benessere.
Anche le sinistre non hanno fatto i conti con la storia, coprendo in prima istanza le varie invasioni perpetrate dalla Russia durante la guerra Fredda, cosi’ come si ammantano oggi del silenzio riguardo le vicende di Hong Kong, Cuba o il Venezuela. Ma essendo piu’ attrezzate culturalmente, essendo stato il secolo Breve tutto un fiorire di concetti progressisti dovuti principalmente alla Scuola di Francoforte ( Adorno, Marcuse), riescono ancora a farsi sentire in Italia, ammiccando anche alle istanze dell’ apostolato ecclesiastico, alla disperata ricerca di nuovi credenti in ogni angolo del mondo.

E’ chiaro che queste istanze si saldano, per reciproco interesse,
con la grande onda della Globalizzazione, che era e resta un fenomeno di pura impronta economica.
Proprio questa mancanza di accordo su una visione futura comune per le sorti del nostro paese, questa continua guerra tra Guelfi e Ghibellini in ambito politico, con il trionfo delle mediocri consorterie politiche legate a filo doppio a lobby affaristico-economiche se non peggio, partoriscono specialmente a destra personaggi da cartone animato come Berlusconi o Salvini, e ci sorprendono sempre impreparati ai colpi di un mondo
multipolare, in cui la mediocrita’ della nostra classe politica non e’ piu’ confinata in una campana di vetro come al tempo del nostro protettore Americano (che prima della caduta del muro ci considerava strategici).
Non abbiamo piu’ santi in paradiso, ne’ lo stellone ci protegge piu’ come un tempo. Siamo uno dei tanti paesi che competono in un mondo sempre piu’ veloce e spietato, prima ce lo mettiamo in testa e meglio e’.
Anche la Comunita’ Europea non e’ piu’ (mai) stato quel materasso in cui pensavamo di cadere senza farci male; ci viene chiesto il conto delle nostre mancanze passate, ma con questa classe politica, ed accomuno tutti, non vedo alcun possibile contrappasso, ne’ alcun scatto di orgoglio.
Anzi, penso che destre e sinistre si nutrano del dilettantismo e impreparazioni dell’altra parte, come attori che svolgano parti in una commedia dell’Assurdo, in cui si e’ a seconda dei casi accusati o accusatori.
Il nostro paese si e’ infilato in un vicolo cieco in cui non esistono uscite, prevedo un declino sempre piu’ marcato, che coinvolgera’ qualsiasi settore e campo d’azione dello stato. Il mio consiglio e’ di creare una rete di rapporti che ricordino il mutuo appoggio di Kropotkiana memoria, tenendosi alla larga dalle burocrazie statali e cercando di non chiedere nulla alle entita’ territoriali statuali. Solidarieta’, empatia, minimalismo, vocazione ecologica, collaborazione saranno i capisaldi di questa non-societa’.

Per prima cosa non si dovrebbe piu’ andare al voto, facendo scendere la quota di partecipazione sotto il 50%, rimarcando come la democrazia abbia fallito il suo obbiettivo e non possa svolgere piu’ quel compito per cui era stata immaginata dai Padri Fondatori. Mentre il capitalismo e il comunismo hanno fallito miseramente il compito per cui erano stati creati, non si vede perche’ non si possa tentare una via anarchica delle societa’, che di tutte le ideologie provate dall’uomo e’ l’unica che cerca di temperare la liberta’ dell’individuo con il desiderio di uguaglianza e pari opportunita’ per tutti i cittadini. Oppure rimane solo l’esilio, la fuga, come stanno facendo migliaia di giovani che sperano di crearsi una vita migliore in un’altra parte del mondo.

Arte ed etica

Di Roberto Fioroni

Ormai quando si parla di arte moderna non ha più molto senso fare una distinzione tra arte antica e moderna, è infatti difficile tracciare una linea di separazione tra arte moderna e antica oggi così come nel passato; nel 1500 Tiziano Vecellio era moderno, anche Giotto o Caravaggio erano moderni per la loro epoca. Picasso è stato moderno per l’epoca contemporanea. Non possiamo dunque formalizzarci sulle parole altrimenti rischiamo di negare una validità artistica ad artisti che erano allora fuori tempo, talvolta eretici nella misura in cui le eresie non sono altro che verità anzitempo, e ancora oggi hanno però qualcosa da dirci; in genere gli artisti del passato non hanno confini né di epoca né di età, sono capaci di esprimersi in maniera perfettamente coerente ai propri pensieri. Questi artisti sono considerati moderni per noi, e forse è giusto dire che moderno è tutto ciò che risponde al nostro modo di sentire e di vivere. In questo mondo spirituale un esponente tipico è Picasso, che proprio per le accanite discussioni suscitate ha dimostrato di non lasciare indifferente il pubblico, anzi di saper dare un volto a tutti i dubbi, le angosce, le illusioni e delusioni che fermentano nell’uomo contemporaneo; è infatti l’uomo al centro dell’interesse artistico oggi, un uomo scosso dalle paure, incerto o scettico di fronte agli ideali e valori del passato, più ricco di conoscenze ma anche di sofferenze; ed è proprio in questo variare tormentato dalle nuove esperienze dell’uomo che l’artista cerca la fonte della sua ispirazione e il modo di esprimere le sue sensazioni. Dunque i ritratti di re, papi o personaggi oppure scene bibliche non sono più interessanti per l’artista. Una volta l’artista si poneva maggiormente dei problemi formali, voleva riprodurre la realtà con la maggiore esattezza possibile, anche se oggi è rimasta comunque la corrente dell’iperrealismo, come una bella copia del modello; però anche nel passato i veri artisti si distinguevano per la vitalità, la psicologia, la spiritualità che sapevano trasferire nell’opera, ad esempio la Gioconda di Leonardo; oggi l’artista non tende alla riproduzione della bellezza esteriore, ma al mondo spirituale dell’uomo; cioè l’artista, coerente col nostro tempo improntato alla critica, al cambiamento di ideali e valori, al centro di una realtà scossa da mutamenti, quasi per reagire all’inquietudine della vita, cerca sempre più dentro alla propria spiritualità. In questa ricerca è spesso assillato da problemi che sente di non poter sempre risolvere con immagini di fantasia, o immagini tradizionali, e cerca elementi più complessi. Di conseguenza in pittura si hanno linee, segni, macchie di colore; anche in scultura possono esserci contorte composizioni in metallo o di altri materiali più disparati; in tutti i casi si hanno opere che, con la loro intima realtà non rappresentano un reale visivo tradizionale. Rispetto al passato si può dire che si siano rovesciati i valori, dato che l’artista oggi si interessa al complesso dei pensieri, delle sensazioni, delle impressioni e la maniera in cui questo mondo psicologico riesce a suscitare la sua ispirazione. Un pittore che voglia riprodurre l’effetto di luce di un pomeriggio d’estate in campagna non può renderlo con un disegno e linee tradizionali perché il mezzo tecnico, pur nella sua perfezione, non può esprimere l’emozione provata, allora questa si esprime nei modi più diversi che variano da un individuo all’altro, poiché ciascuno ha le sue sensazioni; in questo la pittura astratta cerca una sua manifestazione. Rimane spesso la soggettività della rappresentazione, perché chi guarda un quadro astratto potrà dire di non capirci nulla, è normale questa sensazione perché quell’emozione particolare non è stata provata dall’osservatore, ed è certamente diversa da quella provata dall’artista. In certi casi si può dire che l’astrattismo esprime anche l’incomunicabilità, però ci sono anche artisti dotati di un ricco mondo spirituale e di una capacità comunicativa tale da trasmettere le proprie impressioni ad animi altrettanto sensibili. Potremmo dire che l’opera d’arte è riservata al proprio autore; questa considerazione è valida per oggi ma anche per le grandi opere del passato; chi può dire di avere compreso del tutto il mistero della Gioconda? Probabilmente c’è un significato che ci sfugge e che Leonardo conosce. In questo anche la Gioconda è, in parte, una figura astratta. La pittura moderna cerca di astrarsi dalla realtà esterna e cerca di esprimere le emozioni eliminando ogni traccia di corporeità. Noi, come osservatori, quando siamo davanti a una macchia informe di colore, a un geometrico disporsi di segni, a una non immagine dovremmo sforzarci di sentire la bellezza anche se non capiamo la ragione di essa; e forse è questo senso di mistero a conquistarci; questo sguardo gettato in una profondità che subito ridiventa impenetrabile. Personalmente accetto tutto dell’arte moderna, credo senza avere pregiudizi, solo una cosa è irrinunciabile e inderogabile: è fondamentale che rimanga ETICA anche quando giunge alle sue più estreme e provocatorie manifestazioni; in epoca moderna l’arte ha usato qualsiasi materiale, dalla merda agli schizzi di sangue, agli avanzi di cibo, al grasso dei prodotti dei supermercati dell’epoca comunista; le performance hanno perfino esposto un ragazzo down alla Biennale di Venezia, in quel caso Pasolini disse che rappresentava il nulla e che era una mostruosità nata dalla sottocultura. Direi che in nessun caso si può usare l’uomo come oggetto, in questo intendo che l’arte deve rimanere etica, ma vado oltre: ormai l’arte deve confrontarsi soprattutto con l’ecologia e allora nemmeno nessun animale o pianta può essere usata come oggetto.

Nel panorama artistico attuale sono numerosi gli artisti che operano con etica e sensibilità ambientale; tra questi amo particolarmente Ai Weiwei, il figlio del grande poeta cinese Ai Qing. Alla fine degli anni 50 Ai Qing è esiliato per motivi politici, con la famiglia, in una grotta di uno sperduto villaggio del deserto del Gobi; il poeta viene umiliato con l’incarico di pulire le latrine del paese. L’immagine straziante di Ai Qing, resta viva nella memoria del figlio artista, il quale ricorda la serena e coraggiosa accettazione da parte del padre e l’etica con la quale egli svolgeva dignitosamente, direi confucianamente, quel degradante incarico. Il pensiero artistico e l’attività politica sono legati indissolubilmente in Ai Weiwei, le sue opere recuperano i materiali dei templi distrutti in Cina, sono la denuncia delle speculazioni edilizie che nel Sichuan provocano la morte di migliaia di persone a seguito del terremoto; a Palazzo Strozzi espone i ritratti fatti di mattoncini Lego di personaggi detenuti, esiliati o giustiziati nella storia di Firenze. Viene arrestato varie volte e nel 2015 riceve da Amnesty International il riconoscimento di Ambassador of Conscience. Ai Weiwei non è semplicemente una delle tante star del sistema dell’arte contemporaneo, e non è nemmeno un attivista rivolto ai problemi della modernità e dell’Umanità, ma è un libero pensatore che dimostra di dare all’arte un importantissimo ruolo sociale e politico, nel senso più nobile del termine.

( per la prima parte mi sono riferito soprattutto ad un articolo di Giuliano Valeriani, che non conosco ma che ringrazio sentitamente )