Archivi tag: autogestione

Evoluzione gradualista.

Di Fernando Giannini

La lezione  di Albert Camus nel suo “L’uomo in rivolta” (ed Einaudi) ha il merito di essere stata prima ed illuminante.
Camus ebbe la capacità ma anche il coraggio, in anni in cui non essere rivoluzionari ed essere di sinistra appariva un controsenso, di affrontare la questione.
Da buon filosofo affrontò la materia alla radice, individuando quale fosse il nesso fra le rivoluzioni e gli autoritarismi, nesso che la storia dalla rivoluzione francese in sù aveva documentato.
Le rivoluzioni avrebbero avuto insita la logica del potere, con conseguenti sbocchi sociali di tipo autoritario o coercitivo.
Con Bakunin, che più che rivoluzionario era un rivoltoso, le cose cambiarono perchè alla base non c ‘era più la conquista del potere ma la distruzione dello stesso. E la conseguenza di ciò era la frammentazione dello stesso.
L’autogestione delle fabbriche o delle comunità rurali (in queste ultime l’autogestione era patrimonio millenario) era una conseguenza di questa linea di pensiero volta al rifiuto di qualsiasi potere centralizzante.
L’aggiunta di Camus a questo discorso è quella di riconoscere il valore della rivolta, che anche sembrando disordinata, non programmata, spontanea, emotiva è immune dalla vocazione concentrazionaria del potere.
In una società complessa come l’odierna la rivolta rimane una naturale espressione di stati d’animo individuali o collettivi. E sarà sempre chiaro dove sta il potere e che mezzi usa per sedare. In questo senso c’è chiarezza e coerenza.
Il valore della testimonianza, che è un concetto fattosi forte con il cristianesimo delle origini, non è materia da trattare con sufficienza.
E’ quello che rimane del proprio essere e delle proprie azioni, al di là delle vittorie conseguite.


Paul Goodman, sostenitore dell’Anarchismo gradualista.

E’ la mattonata che permette di camminare a chi seguirà.
Chiaramente tutto questo ha una logica controrivoluzionaria. E per me quest’ultima è una bella parola…
Il gradualismo può rappresentare la pratica politica di elezione.Il concetto è semplice: in una società complessa e variegata, con un potere sempre più concentrazionario e capace di controllare anche il tuo respiro può essere più proficuo lavorare ai fianchi il sistema puntando ad inserire elementi di libertarismo dovunque sia possibile.
L’innesto di forme di autogestione, la critica radicale al potere con la consapevolezza che esso rappresenta il tuo primo avversario, la testimonianza di modelli altri di vivere lavorare stare insieme etc, la partecipazione attiva attraverso la formazione di piccoli gruppi che attraverso la disomogenità arricchiscano il modello asfittico dominante. Essere in tanti e diversi è l’eredità dei nostri anni settanta, quando avevano diritto di esistere politicamente anche i singoli, vi ricordate i “cani sciolti”?
Mbeh.. ditemi quel che volete ma per me tutto questo e altro ancora è il gradualismo

Risposta di Massimo 12 settembre

Riporto dal blog Finimondo questo racconto che devi leggere e poi passo alla conclusione:

Lo ammetto, anch’io sono rimasto folgorato dalla ragazzina svedese con le trecce. Me ne sono innamorato quasi all’istante. La sua indipendenza nei confronti degli adulti, il suo coraggio nell’affrontare le forze dell’ordine, la sua sfida alle convenzioni sociali, la sua sfrenata voglia di vivere in un mondo favoloso che sia tutt’altro da quello cui purtroppo siamo tutti abituati, il suo amore per la natura… incantevole, davvero. Ecco perché trovo deprimente che la dolce e sorridente Pippi Calzelunghe sia stata oggi dimenticata a favore della pedante e corrucciata Greta Thunberg.
Pippi sapeva sparare con la pistola, Greta sa parlare ai vertici politici. Pippi aveva una tale forza da sollevare un cavallo, Greta ha appoggi tali da interessare i mass media internazionali. Pippi era figlia di un oscuro marinaio, Greta è figlia di celebri artisti. Pippi aveva al suo fianco il cavallo Zietto e la scimmietta signor Nilsson, Greta ha al suo fianco il pubblicitario Ingmar Rentzhog e l’ex vicepresidente degli Stati Uniti Al Gore. Pippi era in possesso di un tesoro pirata con cui soddisfare i suoi bisogni vitali, Greta è posseduta dalle start-up tecnologiche che devono soddisfare le proprie esigenze mercantili. Pippi ha incoraggiato generazioni di bambini a credere in se stessi e nei propri sogni più folli (vivere in libertà), Greta incoraggia le classi dirigenti a correggere se stesse per realizzare la propria ambizione più banale (salvare il capitalismo). Con il suo universo fiabesco Pippi la ribelle (ci) metteva al riparo dalla legge e dall’ordine, con il suo universo real-politik Greta l’attivista (li) mette al riparo dalla rivolta e dal disordine. Che abissale differenza!
Oggi in tutto il mondo si sono tenute manifestazioni di protesta contro il cambiamento climatico. È il venerdì per il futuro, l’idea ispirata da Greta (o da chi per lei) di uno sciopero globale a favore del clima. Ma qual è la causa principale del cambiamento climatico? L’attività industriale destinata alla produzione di merci e servizi. E chi compie, sostiene e finanzia questa attività? Piccole e grandi imprese, con il sostegno diretto dello Stato. È questa la ragione per cui tutti questi attivisti ambientalisti chiedono a burocrati e funzionari di promuovere leggi ed iniziative in grado di permettere lo sviluppo di un capitalismo verde e sostenibile? Perché, essendo loro i responsabili del cambiamento climatico in corso, spetta a loro risolvere i danni che stanno causando? Non è una richiesta più che logica, è una pretesa del tutto idiota. Chiedere allo Stato ed alla grande industria di abbassare drasticamente le emissioni di anidride carbonica è come chiedere ad uno squalo di ridurre drasticamente la sua ricerca di cibo. Lo squalo affamato di carne continuerà a fare strage di esseri viventi, così come il capitalismo affamato di profitto continuerà a saccheggiare risorse naturali. La soluzione non può arrivare da chi costituisce il problema.
Marciare in difesa del clima per chiedere alla classe dirigente una politica più ecologica non è che un’ottima ginnastica dell’obbedienza. Si muovono le gambe per affidarsi ai parlamentari, si agitano le braccia per dipendere dai ministri, si scrollano le teste per chinarle davanti ai governanti. Ci si mette in movimento, ma solo per prendere (e farsi prendere da un) partito. Mens servile in corpore sano. Ecco perché la pacifica e compita Greta è tanto apprezzata dai politici meno beceri e reazionari.
Io no, non la reggo. No, dico, volete mettere con l’altra ragazzina svedese, quella coi capelli rossi, quella che si veste in maniera trasandata, se ne frega di avere le lentiggini, porta scarpe di una misura cinque volte superiore alla sua e si eccita «all’idea di vedere l’isola Cip-cip; starsene distesi a riva e immergere gli alluci nel vero e proprio Mare del Sud, mentre basta sbadigliare perché una banana matura vi cada dritta in bocca»?

Dopo aver letto questo breve racconto mi rendo conto di quanto le “strategie” anarchiche
abbiano il fiato corto, non tenendo il filo del tempo,ma rivolgendosi ad un periodo, quello
ottocentesco,in cui ferveva un dibattito tra liberalismo, il cui paradigma era la liberta’
individuale, e il socialismo, con il suo paradigma di uguaglianza. L’Anarchismo aveva un
funzione quasi demiurgica, sincretica, perche’ superava le posizioni liberali e socialiste in
favore di una inscindibilita’ tra liberta’ e uguaglianza, facendo sintesi, come si dice oggi, di
due tendenze contrapposte nella pratica politica.
. Di qui, appunto, la natura sincretica dell’ideologia anarchica: appena si fa riferimento ad un valore, ad un concetto, immediatamente questo richiama tutti gli altri, e tutti non reggono, da un punto di vista anarchico, se non pensando l’uno in riferimento all’altro. Ecco perché l’anarchismo è un’ideologia carica di ‘esagerazioni’ . Tutto è esagerato, nell’anarchismo, perché tutto è necessitante: ogni valore è assunto infatti nella sua integralità effettiva e nella sua radicalità ontologica . La libertà, l’uguaglianza, la diversità, la solidarietà, i valori fondanti dell’ideologia, sono portate alla loro verità ultima” (21).(G.Berti)

Fallite le rivoluzioni, che hanno in se’ i germi di un nuovo dispotismo,come hai ben detto,
Anche il Gradualismo di impronta Goodmaniana non puo’ incidere nel corpo del Potere,
risultando quel “proficuo lavorare ai fianchi” da te auspicato una mera speranza vanificata,
scusami la metafora, dalla mancanza di questi fianchi del Potere,oramai virtualizzati in un
ologramma fatto di clik anonimi di una tastiera che sposta miliardi di euro da un capo all’altro
del mondo, senza confini e senza immaginare conseguenze.
Cosa rimane, se qualcosa rimane? Rimane la vitalita’ di Pippi, la sua allegria,il suo coraggio,
la sua gioia di vivere, che nessuno potra’ toglierle. Lei balla sulla tolda del Titanic, ma almeno
si sta divertendo.

Risposta di Fernando 13 settembre.

La risposta credo che sia: il cambiamento vero é sempre frutto di un lavoro lungo e paziente. In politica come in tutte le cose agire frettolosamente fa essere sbrigativi. Da l impressione di aver risolto per poi trovarsi peggio di prima. Quella critica radicale che massimo fa al sistema spesso conduce ad una passività sconfortata. Diceva massimo nell ultima riunione che il gradualismo non puo’ lavorare ai fianchi il sistema imperante perché l attuale capitalismo i fianchi non ce l ha. I fianchi ci sono sempre. Semmai manca la testa in questo sistema decerebrato che vertiginosamente si affretta a liquefare il pianeta. Dai ghiacciai in giu’.

Risposta di Leo Giovanni 13 settembre

Sono contentissimo che vi siete riattivati. Non condivido quello che dice massimo di greta. É una posizione teorica che rischia di andar via come il vapor acqueo. Son sicuro che massimo non sarà coerente con quello che scrive 24 H . Sarebbe depressivo . Incompatibile con la vita. Greta ci permette di toccare sentire e sperare. E di dare risposte. Ricordo un esperienza personale qui in puglia. A due passi dal paese nell 80 si era deciso di fare una centrale nucleare. La stessa il cui scheletro ancora si puo vedere a montalto di castro paesino di gente tranquilla semplice accogliente e credulona. Invece nei paesi del mio circondario bloccarono con i trattori all alba la superstrada un sindaco ed altri finirono in carcere per resistenza e si andò sul tg nazionale. I tecnici dell enel che venivano da Roma furono minacciati. Insomma si riuscì a ostacolare. Intanto a Montalto la si costruiva. Poi arrivò Cernobyl e non se ne fece più nulla con il refetendum. Oggi da noi c è una bella riserva naturale dello stato (torre guaceto ) in quel posto. A montalto c è uno scheletro orribile che vi invito a visitare e che ha rovinato tutto quel tratto di mare. A quei tempi c erano i cosiddetti sistemisti come fa massimo. Critica totale al sistema e passività inevitabile. Noi coglionozzi credevamo che si poteva fare qlcs e ci siamo riusciti ciao giovanni leo

Risposta di Carmela 14 settembre.

Guarda massimo chiucchiu: Se tu vivessi in sicilia potrei capirlo. Ma dove sei tu no. I siciliani sono maestri di critica totale al sistema e conseguente rifiuto. E infatti si lasciano andare ad un inerzia che si salva solo con il fatalismo. Chi vuol fare qui trova davanti un muro di gomma. Se organizzi dei gruppi su alcune tematiche c è una indifferenza quasi generale. L associazionismo é scarsissimo. Poi scopri che non vengono agli incontri perche sono stanchi, anche se nullafacenti. O preferiscono il dopocena davanti alla TV perche hanno l abitudine di mangiare troppo. Ma sono sempre pronti a rifiutare qualsiasi sistema. Inquesto humus la mafia ha avuto gioco facile. Spero che da voi sia diverso. Anche se mi dicono che siete ormai colonizzati in umbria dalla ndrangheta. Spero che ci sia gente solerte incazzata militante e con tanta voglia di incontrarsi. Saluti palermitani

Risposta di Fernando 14 settembre

democrazia:

«Il senso del voto democratico non è quello di fotografare la gamma delle opinioni quali si manifestano allo stato brado, bensì di riflettere il risultato di un processo pubblico di formazione dell’ opinione. Il voto espresso nella cabina elettorale acquista il peso istituzionale di una compartecipazione democratica solo in relazione ad opinioni articolate pubblicamente, formatesi attraverso la comunicazione e lo scambio di informazioni, motivazioni e posizioni pertinenti ai singoli temi». Habermas 2012

Quindi la democrazia diventa un atto formativo della singola persona. Attraverso il confronto la polemica lo scontro democratico per habermas il cittadino cambia, si trasforma in altro da prima.

Risposta di Roberto 20 settembre

sono felice che ci siamo riattivati è un importante momento formativo di cambiamento .continuiamo cosi

Risposta di Massimo 22 settembre

E’ ingeneroso, come constato dalle risposte riguardo alla mia presa di posizione nei
confronti di Greta Thunberg, definirmi disfattista e velleitario rispetto al rampante
cambiamento incarnato da questa paffutella scandinava, che attira, per naturale
empatia, le simpatie di tutto il mondo.Cercando di evitare le trappole semantiche
e certe naturali propensioni al cinismo, come il fatto che lei e i giovani del movimento
Friday for future possano essere manipolati da lobby ecologiste interessate a tutt’altro,
rimarcavo semplicemente il fatto che Greta si sta rivolgendo, nelle sue invettive, a quei
gruppi di potere mondiale come capi di stato, Onu, potentati economici, che oltre la
carezzina sulla testolina e qualche complimento di circostanza, non hanno alcun interesse
a recepire alcunche’ delle sue pur intelligenti prese di posizione.
Perche’?
Uno squalo per vivere ha bisogno di muoversi in continuazione, altrimenti annegherebbe.
La societa’ globalizzata e neoliberista ha bisogno di crescere per sopravvivere.
Niente crescita,niente sopravvivenza. Ma,mentre lo squalo, nell’equilibrio della Natura,
svolge un ruolo di spazzino, utile alla sua ed alle altre specie, la societa’ globalizzata e’ in
completo disequilibrio rispetto all’ambiente, seccandone tutte le risorse come un cancro
che aggredisce un malato.E non possiamo aspettarci alcuna soluzione dalla sua stupida
ancella, la tecnologia, che non e’ altro che la scienza che inventa “cose che funzionano”,
non avendo in se’ neanche l’anarchia della ricerca pura fine a se stessa.
Se dovessi dare un consiglio a Greta, in merito al riscaldamento globale e all’inquinamento del nostro pianeta, e’ quello di divulgare e fare da volano ad una forte presa di coscienza
su questi temi, accompagnato dall’esempio di una vita frugale francescana, con limitato
uso dei vari gadget elettronici, con tendenza all’impatto zero rispetto al consumo di fonti
energetiche tout court. Anche le cosidette energie rinnovabili, tanto amate dai pasdaran
ecologisti, hanno un forte impatto sul pianeta. Qualcuno ha visitato gli alvei dei fiumi
imbrigliati da dighe,condotte,prese d’acqua che convogliano verso le centrali idroelettriche?
C’e’ una perniciosa tendenza anche dai difensori della Natura a credere che la tecnologia
possa risolvere i problemi da lei creati. Ma la tecnologia e’ schiava dell’economia, non
esiste fuori da essa, e questo e’ il dramma dell’uomo.
Anche il tema di combattere per non fare costruire le centrali, come a Torre Guaceto,
mi lascia perplesso, a mio avviso si tratta di una guerra tra poveri, quello che ipocritamente
non si e’ costruito la’, magari si e’ fatto in altro luogo d’Italia. Onore alla furbizia e al levantinismo delle terre pugliesi, ma si ha lo stesso genere di soddisfazione del comune
di Salice d’Ulzio, comune denuclearizzato, a 100 km dalla centrale nucleare francese.
Sono belle soddisfazioni nascondere la polvere sotto il tappeto.

Per chi non e’ molto paziente minuto 7:23

Beh, all’epoca c’era molto nichilismo.

Mi piace immaginare che Pippi Calzelunghe avrebbe invece risposto:

“Io sono pronta a VIVERE…..ma non di noia.”